Il Giorno più Lungo del Corto

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Siamo agli sgoccioli, la premiazione delle opere del

10° concorso “IL CORTO LETTERARIO E L’ILLUSTRAZIONE” avrà luogo domenica 30 novembre 2014

presso il salone Varesecorsi, piazza Motta 4 – Varese

Dal giorno successivo sarà possibile votare i racconti su questo blog, commentarli e scambiare opinioni.

Insomma continuare la lettura in modo diverso

Clicca sulla locandina per il programma completo.

UN POPOLO, UNA STORIA D’AMORE

Reuven Rubin - The Sea of Galilee - 1926-28

Reuven Rubin – The Sea of Galilee – 1926-28

Di solito un conflitto tra popoli ci coinvolge emotivamente e se dura da decenni, o meglio da secoli, la domanda è una sola: perché?

Differenze culturali, scontri sociali, problemi oggettivi, si concretizzano in forti contrapposizioni tra amore e odio, valore e distruzione, integrazione e separazione. Su queste è ancora più urgente il “capire”.

Da questa settimana Giorgio Tavani propone alcune riflessioni su quanto conosciamo del Popolo d’Israele attraverso una lettura critica della sua storia e dei suoi miti. “… Israele è una storia da raccontare, al di là di “quel che si sa” e di “quel che si dice”, con verità, disincanto e inquieto amore”.

Su questo blog, viceversa, chi vorrà potrà contribuire alla discussione affrontando l’argomento da un altro punto di vista: conoscere un popolo attraverso  le arti figurative, la letteratura e la musica.

Di volta in volta, avremo la possibilità di incrociare riferimenti storici, sociali, religiosi con una loro lettura trasversale fatta di pitture, sculture, architetture, fotografie, cinema, … Almeno ci proviamo.

Per maggiori dettagli e iscrizione ai corsi:

–  La scheda del corso

–  Unitre: G75 – ISRAELE, UNA STORIA D’AMORE

–  Varese Corsi: 21- ISRAELE, UNA STORIA D’AMORE

ISRAELE, UNA STORIA D’AMORE – Dispensa 2

Israele una storia d’amore – Dispensa 2

(Ad esclusivo uso interno di Unitre Tradate)

ISRAELE, UNA STORIA D’AMORE

Quella di un popolo per la sua storia

Con qualunque occhio lo si guardi, il popolo di Israele è da sempre oggetto di interesse, curiosità, giudizi. Ma Israele è anche la sua narrazione, con i suoi miti fondativi e la sua realtà storica che dura da più di tre millenni. Una storia da raccontare con verità, disincanto ….e inquieto amore.

Seconda parte: I PRINCIPALI MITI FONDATIVI

 I Patriarchi

Abramo – Isacco – Giacobbe:

  • Non si trovano connessioni parentali. Si tratta di leggende distinte di clan o tribù con i loro capi carismatici

Giuseppe:

  • sulla datazione del racconto delle storie di Giuseppe tutti gli studiosi concordano nel posizionarla nel periodo post esilico (Babilonia)

Mosè e l’Esodo

  • Il percorso dell’esodo  e l’ambientazione topografica del conferimento della Legge sono elementi assai tardi (di età post esilica di Babilonia)
  • inseriti nel racconto al fine di attuare un collegamento logico e narrativo tra i due elementi della promessa:
    • uscita dall’Egitto e
    • presa di possesso della terra.
  • La storia personale di Mosè ha un tono largamente fiabesco:
    • la nascita e la mancata soppressione ricordano la storia di Ciro e quella di Sargon di Akkad, racconti che potevano essere conosciuti solo nella Babilonia dell’esilio.
  • Anche gli elementi di ambientazione egizia sembrano piuttosto tardivi
    • gli studiosi vedono in Mosè una figura artificiosa di raccordo tra le leggende patriarcali  e il tema della conquista della terra promessa.
  • Mosè non è mai citato negli scritti precedenti l’età post esilica
  • Una composizione tarda implica una descrizione del viaggio nel deserto quale poteva essere immaginata (in Babilonia o successivamente a Gerusalemme) da parte dei gruppi giudei di ambientazione cittadina.
  • Nel descrivere l’attraversamento del deserto, si utilizzarono
    • spezzoni di itinerari che dovevano derivare da rotte militari o commerciali,
    • percorsi di pellegrinaggio verso luoghi santi nel deserto,
    • percorsi di vecchie direttrici di transumanza pastorale.
  • L’identificazione degli itinerari dell’esodo è difficile e la localizzazione del Sinai è in discussione.
  • La scrittura del decalogo su due tavole in pietra viene ambientata nel Sinai e rimanda, così, a tradizioni antiche delle tribù meridionali, alle loro vie di transumanza e ai loro santuari montani, all’origine meridionale di Yahvè, al territorio rarefatto che si frappone fra Egitto e Palestina.
  • La vicenda della conquista di Canaan doveva servire da modello per la sua riconquista da parte dei reduci della prima età persiana.

La conquista della Terra

  • La legittimazione del possesso della terra di Canaan è quello dell’arrivo dall’esterno e della conquista armata in adempimento della promessa divina.
  • Tale idea fondativa è presente nei profeti dell’VIII secolo ac (Osea e Amos).
  • Viene in realtà usata come metafora della liberazione dal dominio straniero.
  • C’era convinzione che Yahvè aveva sottratto Israele al controllo egiziano e gli aveva conferito il controllo in piena autonomia del paese che esso già abitava

La terminologia

    • far venire,
    • far tornare,
    • far uscire,
    • far entrare
  • costituisce il cosiddetto codice motorio già applicato in testi del tardo Bronzo per indicare spostamenti di sovranità che non comportavano alcuno spostamento fisico di persone.
  • Anche in testi egiziani si descrive come cattura di intere popolazioni quella che fu una conquista territoriale, con la popolazione diventata suddita ma lasciata sul posto. Si tratta quindi di un uso idiomatico del codice motorio (un modo di dire)

Giosuè e i Giudici

  • La narrazione della conquista della terra come un’azione coordinata e congiunta delle dodici tribù è un costrutto artificioso.
  • E’ evidente la maldestra utilizzazione di tradizioni diverse e stratificate nel tempo.
  • I racconti sono separati e si tratta in sintesi di una giustapposizione di episodi diversi, connessi al fine di conferire un senso di conquista totale.
  • Si trattava di raccontare la ripresa di possesso della terra di Canaan da parte dei reduci dall’esilio babilonese.
  • Il paradigma di Giosuè è quello della guerra santa i cui principi sono i seguenti:
  • Dio è con noi
  • Combatte al nostro fianco
  • Garantisce la vittoria
  • Le azioni belliche devono essere precedute da preparazione votivo cultuale
  • Il frutto della vittoria va votato a Dio
  • In conclusione se il popolo è fedele a Dio sicuramente vincerà.
  • Se sarà sconfitto dovrà ricercare le cause dell’insuccesso in una sua infedeltà.
  • Non tutti i gruppi estranei vennero eliminati: molti furono assimilati
  • In particolare i popoli “veri” (Filistei, Fenici, Edomiti, Moabiti e Ammoniti) rimasero distinti e inconquistati.

Il paradigma del Libro dei Giudici

  • Gli autori del Libro hanno attinto a miti, racconti tradizionali e leggendari
  • non forniscono tanto un quadro complessivo dell’Israele del XII secolo, quanto piuttosto un quadro di come l’Israele esilica e post esilica immaginava il suo periodo formativo in terra di Canaan.
  • La narrazione del periodo dei Giudici avviene invece nel corso del VI secolo, quindi in periodo post esilico e non prima della costituzione del regno di Israele.
  • Storicamente i Giudici erano figure dedite all’amministrazione locale e poco o nulla di quanto viene di loro descritto nel Libro dei Giudici corrisponde alla realtà.
  • Lo scopo del redattore era dimostrare come, in un paese circondato da re e regni, il popolo di Israele (il resto tornato dall’esilio) doveva dotarsi anch’esso di una struttura monarchica, in quanto gli amministratori locali portavano solo benefici transitori, precari.
  • La struttura narrativa è tipica della fonte deuteronomista:
  • il popolo attraversa una serie di crisi, periodi bui, oppressioni
  • Yahvè lo punisce per la sua oscillante fedeltà
  • ma dopo un periodo di oppressione Yahvè si pente e manda un giudice per salvare il suo popolo e annientare i nemici
  • il popolo vive in pace per un certo periodo
  • Il messaggio è chiaro e sempre lo stesso:
    • le disgrazie del popolo derivano dalle sue colpe, la salvezza risiede in Yahvè e se gli saremo fedeli nessuno ci potrà resistere. 
  • Accanto a tale messaggio ve ne è un altro più pragmatico:
    • una dirigenza occasionale come quella dei Giudici non può che produrre benessere occasionale.
    • Solo la monarchia può fornire una soluzione definitiva. Essere senza re significa rimanere in inferiorità, ai margini

ISRAELE, UNA STORIA D’AMORE – Cronologia degli articoli pubblicati

Sigalit Landau DeadseaSigalit Landau – Deadsea 2005 – La valle del Mar Morto, il luogo più basso al mondo, un confine geografico e politico, un ambiente ricco di narrazioni storiche e mitiche, è stato laboratorio di ricerca e il punto di partenza per la gigantesca installazione La Soluzione infinita nel 2005 nel padiglione Helena Rubinstein del Museo d’arte di Tel Avivi. Cinquecento angurie sono state infilate su una corda che è stata arrotolata fino a formare una spirale di 6 metri di diametro. La spirale, filmata da un’alta gru, galleggiava come una zattera verde che ruota come in un vortice sullo sfondo blu-turchese del mare. L’artista, nuda, è intrappolata fra le file di angurie, in una postura che ricorda una dea della fertilità. Tiene il braccio teso in un movimento opposto a quello circolare della spirale, verso le angurie, la cui spessa buccia è stata spaccata rivelando la polpa rossa e dolce contaminata dall’acqua salata.

Cronologia degli articoli pubblicati

Introduzione:  UN POPOLO, UNA STORIA D’AMORE  (06/11/2013)

Scheda del corso:  ISRAELE, UNA STORIA D’AMORE  (06/11/2013)

Dispensa 1:  ISRAELE, UNA STORIA D’AMORE – Dispensa 1  (06/11/2013)

Dispensa 2:  ISRAELE, UNA STORIA D’AMORE – Dispensa 2  (15/11/2013)

Dispensa 3:  ISRAELE, UNA STORIA D’AMORE – Dispensa 3  (15/11/2013)

Dispensa 4:  ISRAELE, UNA STORIA D’AMORE – Dispensa 4  (14/12/2013)

Dispensa 5:  ISRAELE, UNA STORIA D’AMORE – Dispensa 5  (14/12/2013)

Post 1: PASSATO – FUTURO – IDENTITA’ (1/3)  (12/11/2013)

Post 2: PASSATO – FUTURO – IDENTITA’ (2/3)  (14/11/2013)

Post 3: PASSATO – FUTURO – IDENTITA’ (3/3)  (17/11/2013)

ISRAELE, UNA STORIA D’AMORE – Dispensa 5

Israele una storia d’amore – Dispensa 5

(Ad esclusivo uso interno di Unitre Tradate)

ISRAELE, UNA STORIA D’AMORE

Quella di un popolo per la sua storia

Con qualunque occhio lo si guardi, il popolo di Israele è da sempre oggetto di interesse, curiosità, giudizi. Ma Israele è anche la sua narrazione, con i suoi miti fondativi e la sua realtà storica che dura da più di tre millenni. Una storia da raccontare con verità, disincanto ….e inquieto amore.

Quinta parte: IL POPOLO DI ISRAELE OGGI

Nascita del Sionismo

  • Le istanze egualitarie del nascente socialismo dell’800 trovarono favore tra gli intellettuali ebrei, che si attivarono per affrancarsi dalla subalternità.
  • Il socialismo propugnava i valori dell’internazionalismo e la denuncia dell’antisemitismo.
  • Il limite del socialismo era la sua concezione assimilazionista.
  • Ma l’antisemitismo permaneva. Gli ebrei considerarono che integrazione e assimilazione non lo avrebbero vinto.
  • La soluzione doveva essere quella di avere una sede nazionale per gli ebrei, con un rapporto diretto con la terra.
  • Nel 1896 a seguito dell’”Affaire Dreyfus” Theodor Hertzl scrive “Der Judenstaat”
  • Le migrazioni a cavallo tra l’800 e il ‘900 messe in moto dall’idea sionista abbinata all’oppressione russa di inizio secolo avevano prodotto la graduale formazione di un tessuto sociale e politico in Palestina, accanto alla presenza araba, entrambi sotto la gestione della Gran Bretagna, che, in quanto proprietaria ad interim di quel territorio, ancora allo scoppio della 2° guerra si opponeva a tali immigrazioni.
  • Tra il 29 e il ’36 la presenza sionista riuscì tuttavia a rafforzarsi.
  • Dall’Europa gli ebrei cominciarono a fuggire da Hitler (chi poteva andava in America).
  • Molti erano professionisti, intellettuali, portatori di competenze. Chi ne aveva, portava con sé le proprie risorse economiche.
  • Il notabilato arabo, in assenza di idee, incitava la collettività alla ribellione
  • Nel 1938 una prima ipotesi di spartizione territoriale, appena formulata, venne affossata. Gli inglesi necessitavano della benevolenza araba in vista dell’imminente scoppio della guerra e delle conseguenti necessità di approvvigionamento energetico.
  • Il sostegno inglese alla causa sionista infine decadeva.
  • L’immigrazione veniva contingentata: max 75.000 ebrei nei successivi 5 anni
  • In vista di un nuovo conflitto L’Agenzia Ebraica intensificò l’immigrazione di clandestini in fuga dal nazifascismo.
  • La Shoah contribuì a far sì che gli stati occidentali acconsentissero alla creazione di uno stato per gli ebrei in quella regione di Palestina dove tanti di essi già vivevano, chi da sempre, chi da alcune generazioni, chi vi era arrivato nei decenni precedenti la guerra o vi erano appena sbarcati da profughi sopravvissuti allo sterminio.
  • Il nazismo aveva di fatto rinforzato la comunità ebraica di Palestina.

Nascita dello Stato di Israele

  • Gli USA, che cominciavano ad avere maggior peso politico in Europa, proposero di permettere l’ingresso in Palestina di 100.000 scampati ai lager, ma si rifiutarono di accollarsi i relativi oneri economici, organizzativi e di sicurezza.
  • D’altra parte volevano evitare un’immigrazione di massa di profughi sul territorio americano.
  • Truman si risolse ad appoggiare la soluzione “palestinese”
  • Nel febbraio ’47 gli inglesi rinviarono la questione all’ONU
  • La risoluzione 181 del dicembre ’47 fu votata da 33 nazioni, contro 13 e con 10 astensioni.
  • In questo contesto il 14 maggio ’48 nasce lo Stato di Israele, con la contemporanea decadenza del Mandato Britannico.
  • Nelle ore successive il nuovo stato veniva attaccato da libanesi, siriani, egiziani, transgiordani, gruppi palestinesi, volontari libici, sauditi e yemeniti.
  • I veri e più temibili avversari di Israele erano però l’esercito egiziano e la legione araba  giordana.
  • ONU, USA e URSS definirono quella guerra un’aggressione a Israele; la Cina invece sostenne la causa araba
  • Gli accordi armistiziali del 1949 prevedevano che i confini grazie ad essi tracciati (noti come “green line”) dovevano essere considerati come punti di partenza per una futura sistemazione finale, per la quale si rinviava a future trattative.
  • La striscia di Gaza fu occupata dall’Egitto
  • La Cisgiordania e Gerusalemme est dalla Transgiordania
  • L’ONU stima in 700.000 gli arabi scappati, evacuati o costretti ad andar via dalle loro case.
  • Al contempo circa 800.000 ebrei lasciarono di gran fretta i loro paesi. Chi poteva si trasferì in Francia e in altre località europee. La maggior parte trovò solo Israele disponibile ad accoglierli subito.
  • Mentre i profughi ebrei vennero, in un decennio, integrati nella società israeliana, quelli arabi rimasero nei campi, ai margini delle città arabe, con lo status di rifugiati permanenti
  • USA e URSS erano impegnati a trovare soluzione ai profughi generati dalla 2° Guerra mondiale:
    • 12 milioni di tedeschi e un gran numero di cittadini sovietici, facevano perdere importanza alle vicissitudini degli arabi e degli ebrei
    • Inoltre nel ’47 il conflitto che seguì alla nascita del Pakistan causò la fuga di circa 20 milioni di persone dalle terre d’origine
  • Per i dirigenti israeliani non esistevano “palestinesi”, ma arabi che potevano integrarsi nei paesi ospiti
  • Gerusalemme fu per la prima volta nella sua storia, e per soli 18 anni, divisa in due, con amministrazioni distinte.
  • Nel 1960 i giordani la proclamarono loro seconda capitale.
  • I laburisti israeliani di origine europea, ampiamente al potere, ebraicizzarono il territorio, anche appropriandosi delle proprietà arabe abbandonate per distribuirle alla popolazione ebraica.
  • I profughi ebrei confluiti in Israele dai paesi arabi rimasero per anni ai margini della società, fatto che avrebbe cambiato gli equilibri negli anni a venire.
  • Maturarono senso di rivalsa nei confronti dei loro paesi di provenienza e dell’elite israeliana di origine europea.
  • Non avevano conosciuto la persecuzione nazista, erano di cultura levantina ed erano per lo più di modesta estrazione.
  • Negli anni successivi al ’49 la questione palestinese non aveva rilevanza.
  • Israele chiedeva un accordo di pace e metteva sul tappeto il problema dei suoi profughi da trattare insieme a quelli arabi;
  • I paesi arabi chiedevano il ritorno dei rifugiati alle loro case come precondizione per eventuali e futuri colloqui di pace.
  • Nel ’50 la Transgiordania incorporò la Cisgiordania.
  • A Gaza venne istituita una amministrazione autonoma sotto rigido controllo egiziano.
  • Gli incidenti di frontiera con Israele aumentarono. Comparvero i primi Feddayyin.
  • A Gaza la protesta era guidata dai Fratelli Musulmani
  • A seguito della crisi di Suez, dall’Egitto vennero espulsi altri 25.000 ebrei
  • Israele da allora diede priorità ai rapporti con gli USA.
  • L’esito della guerra dei sei giorni del 1967 diffuse in Israele un forte senso di invincibilità.
  • I territori conquistati divennero al contempo:
    • Un buon cuscinetto territoriale di sicurezza tra loro e i loro avversari;
    • Merce di scambio per un’eventuale pace (così intesa solo da parte della maggioranza laburista),
    • Un onere, dovendo ora gestire circa 1 milione di palestinesi, più i Drusi del Golan e i beduini del Sinai
  • Nei suoi primi 25 anni il nuovo stato di Israele, che alla nascita aveva circa 650.000 abitanti, dovette accogliere alloggiare istruire e dare lavoro  a 2.500.000 nuovi arrivati.
  • I principali fattori di integrazione furono l’esercito e la lingua ebraica

L’Epistola “Lumen Gentium” 1964 (Paolo VI)

  • I non cristiani e la Chiesa
  • …Infine, quanto a quelli che non hanno ancora ricevuto il Vangelo, anch’essi in vari modi sono ordinati al popolo di Dio
  • In primo luogo quel popolo al quale furono dati i testamenti e le promesse e dal quale Cristo è nato secondo la carne, popolo molto amato in ragione della elezione, a causa dei padri, perché i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili… 

Enciclica “Nostra Aetate” 1965

si ricordano prima di tutto gli speciali doni di Dio che sono stati riversati su Israele e i suoi stretti rapporti con la Chiesa (elezione divina, benedizione universale promessa ad Abramo, padre universale anche dei cristiani…). 

Se è pur vero che gli ebrei, in larga maggioranza, non hanno riconosciuto in Gesù il Figlio di Dio, non hanno accettato il Vangelo e hanno perseguitato la Chiesa nascente, tuttavia essi «in grazia dei padri, rimangono ancora carissimi a Dio, i cui doni e la cui vocazione sono senza pentimento»; per questo motivo gli ebrei devono essere presentati in positivo: «non devono essere presentati come rigettati da Dio, né come maledetti, quasi che ciò scaturisse dalla Sacra Scrittura» non sono colpevoli della morte di Gesù tutti gli ebrei di allora e nessun ebreo di oggi

Infine il documento condanna ogni forma di antisemitismo e le persecuzioni antisemite.

  • Il documento conciliare Nostra Aetate rappresenta una prima chiarificazione dell’atteggiamento cattolico nei confronti dell’ebraismo: l’antisemitismo non ha una legittimazione teologica.
  • Giovanni Paolo II, nella visita alla Sinagoga di Roma del 1986, ha riassunto il tutto con queste parole:
  • «La religione ebraica non ci è estrinseca, ma in un certo qual modo è intrinseca alla nostra religione. Abbiamo con essa dei rapporti che non abbiamo con nessuna altra religione… Siete i nostri fratelli prediletti e, in un certo modo, i nostri fratelli maggiori»

Demografia

  • Ebrei nel mondo oggi:
  • totale stimato a 13.428.000. L’incremento è interamente dovuto alla crescita di Israele la cui popolazione ebraica è giunta a 5.704.000, su un totale di 7.552.000 abitanti.
  • Di questi, 313.000 sono membri non ebrei di famiglie ebraiche immigrate e oltre un milione e mezzo sono arabi.
  • Israele rappresenta oltre il 42 per cento del totale mondiale, grazie a una popolazione ebraica ancora giovane con un’età mediana di poco oltre i 30 anni e 2,9 figli in media per donna.
  • Nella Diaspora l’età mediana è ben oltre i 40, e il numero di figli ebrei è ben al di sotto dei 2.
  • Il 42 per cento di tutti gli ebrei nella Diaspora si sposa con partners non ebrei.

L’Ebraismo americano

  • Sono 5.200.000 (circa il 2% della popolazione)
  • La “lobby ebraica americana”:
    • Sono classe media
    • Sono nell’educazione, nelle comunicazioni, nei media (giornali e cinema), libero professionisti, impiegati
    • Finanza e industria pesante li vede presenti (in termini percentuali) in subordine ai WASP
  • Il voto ebraico (dati 2011)
    • Pesa per circa il 4%. In grande maggioranza è democratico
    • Il 48% degli americani simpatizza per Israele
    • L’11% per i Palestinesi
    • I repubblicani (dove la presenza ebraica è minima) sono i più filoisraeliani

Essere Ebrei oggi

Dichiarazione dello storico antifascista Nello Rosselli al convegno ebraico di Livorno (1924) –

“Io sono un ebreo che non va al tempio il sabato, che non conosce l’ebraico, che non osserva alcuna pratica di culto. Eppure io tengo al mio ebraismo e voglio tutelarlo da ogni deviazione.

Mi dico ebreo, tengo al mio ebraismo perché è indistruttibile in me la coscienza monoteistica, che forse nessun’altra religione ha espresso con tanta nettezza;

perché ho vivissimo il senso della mia responsabilità personale e quindi della mia ingiudicabilità da altri che dalla mia coscienza e da Dio;

perché mi ripugna ogni pur larvata forma d’idolatria;

perché considero con ebraica severità il compito della nostra vita terrena e con ebraica serenità il mistero dell’oltre tomba;

perché amo tutti gli uomini come in Israele si comanda di amare, come anzi in Israele non si può non amare,

e ho quindi quella concezione sociale che mi pare discenda dalle nostre migliori  tradizioni”.

 

ISRAELE, UNA STORIA D’AMORE – Dispensa 4

Israele una storia d’amore – Dispensa 4

(Ad esclusivo uso interno di Unitre Tradate)

ISRAELE, UNA STORIA D’AMORE

Quella di un popolo per la sua storia

Con qualunque occhio lo si guardi, il popolo di Israele è da sempre oggetto di interesse, curiosità, giudizi. Ma Israele è anche la sua narrazione, con i suoi miti fondativi e la sua realtà storica che dura da più di tre millenni. Una storia da raccontare con verità, disincanto ….e inquieto amore.

Quarta parte: ISRAELE DISPERSO TRA LE NAZIONI

A Babilonia

  • La Torah, la guida universale a cui gli ebrei si aggrapparono, ebbe tre effetti:
    • mantenne in vita il giudaismo nella diaspora,
    • provocò l’isolamento e la mancata assimilazione,
    • generò diffidenze e incomprensioni crescenti, soprattutto con il diffondersi del cristianesimo
  • Gli ebrei più fortunati in quei primi secoli erano quelli che vivevano in Babilonia sotto gli “esilarchi”, principi che vantavano discendenza davidica
  • con la successiva dinastia (sasanide) agli inizi del III secolo dc, e con la restaurazione dello Zoroastrismo, la pressione sugli ebrei aumentò.
  • Le comunità ebraiche riuscirono a comporre il Talmud detto “babilonese” (una raccolta di discussioni avvenute tra i sapienti maestri circa i significati e le applicazioni dei passi della Torah scritta)

Nell’Impero Romano

  • Nell’impero romano nel 313 dc l’imperatore Costantino si converte al cristianesimo.
  • Seguì un breve periodo di tolleranza generale
  • Dal 340 circa, tuttavia il cristianesimo iniziò ad assumere delle caratteristiche di una Chiesa di Stato, con i primi editti contro i pagani
  • Alla reazione dei pagani seguì una dura repressione per sradicare il paganesimo
  • Il cristianesimo divenne norma verso la fine del IV secolo e il paganesimo andava scomparendo
  • Di conseguenza si facevano maggiormente notare gli ebrei: una vasta minoranza ben organizzata, istruita e altamente religiosa che respingeva il cristianesimo.
  • Per la cristianità divennero un problema da risolvere.
  • Iniziarono attacchi alle sinagoghe
  • Alla fine del IV secolo e per tutto il V gli ebrei che vivevano nelle società cristiane videro invalidare la maggior parte dei loro diritti comunitari.
  • Non fu però mai scopo dei cristiani sradicare totalmente il giudaismo: S. Agostino sosteneva che gli ebrei per la loro stessa esistenza erano parte del disegno divino; il loro fallimento e la loro umiliazione simboleggiavano il trionfo della chiesa sulla sinagoga.
  • La politica della chiesa fu perciò quella di lasciar sopravvivere piccole comunità ebraiche in condizioni di degrado e impotenza.
  • Un antisemitismo religioso specificamente cristiano, che presentava gli ebrei come gli assassini di Cristo veniva innestato sul già cospicuo numero di calunnie e le comunità ebraiche si trovavano in condizioni di sicurezza precaria.

In Europa

  • In Europa, dovunque sorgevano comunità urbane o sopravvivevano villaggi e piccole cittadine, là si insediavano anche degli ebrei.
  • In buona misura sapevano legger scrivere e far di conto.
  • Divennero artigiani e mercanti.
  • Divennero l’unico anello di congiunzione tra le città dell’antichità romana e i comuni urbani emergenti nel medio evo
  • Strutturarono le prime rotte commerciali
  • I rabbini sostituirono gradualmente la casta sacerdotale. Dovevano dare l’esempio lavorando come e più degli altri.
  • Il lavoro era, ed è, considerato un modo per fare l’uso più completo possibile dei doni di Dio, al fine di poter adempiere ai loro doveri filantropici.
  • Gli ebrei furono i primi grandi razionalizzatori, cosa che tra le altre li trasformò in uomini d’affari metodici e capaci di risolvere problemi.
  • Gran parte della scienza legale ebraica nei secoli bui e nel Medioevo fu dedicata a rendere i rapporti d’affari giusti, onesti e efficienti.
  • Uno dei maggiori problemi era il prestito a interesse. (già presente attorno al 5000 AC in Mesopotamia e regolarmente ammesso: V. codice Hammurabi)
  • All’interno delle comunità era proibito (già in Deuteronomio 23,21) per proteggere e tenere unita una comunità povera, ma era permesso nei confronti dei gentili.
  • Il prestito di denaro a interesse divenne quindi inteso dai gentili come gesto ostile nei loro confronti.
  • Divenne usura quando i potenti locali presero a considerare le comunità ebraiche delle loro città come “cassa” a cui attingere.
  • Dovettero così alzare i tassi non per arricchirsi ma per poter versare i tributi al sovrano locale pena l’espulsione.
  • Si produsse così un circolo vizioso, sfavorevole agli ebrei

Sotto gli Arabi Musulmani

  • Nei territori arabo-musulmani la condizione ebraica era migliore.
  • Ebrei e cristiani costituivano gran parte dell’èlite amministrativa dei nuovi vasti territori arabi.
  • Per l’Islam gli ebrei avevano peccato per aver respinto Maometto, ma non lo avevano crocefisso.
  • Il monoteismo ebraico era assoluto come quello islamico
  • non vi erano dogmi ebraici offensivi per i musulmani.
  • I musulmani non avevano ereditato il vasto corpo greco-pagano di antisemitismo su cui innestare la loro ostilità.
  • A differenza del cristianesimo, infine, il giudaismo non rappresentò mai una minaccia politica e militare per l’Islam.
  • Divennero medici e funzionari di corte, impararono l’arabo, praticavano il commercio.
  • Mercanti ebrei erano attivi in Cina e in India, dove era prodotta la maggior parte dei beni di lusso.
  • Dall’VIII all’XI secolo la comunità ebraica più florida fu la Spagna. Sotto i cristiani erano vessati e costretti alla conversione, così quando i musulmani invasero la Spagna nel 711, gli ebrei li aiutarono, presidiando le città occupate di Cordoba, Granada, Toledo e Siviglia.
  • Nei loro confronti i musulmani mostrarono rispetto e tolleranza.
  • Ma vi erano delle minacce. Più una dinastia musulmana era ricca e liberale, più diveniva vulnerabile al fanatismo e all’invidia di sette integraliste.
  • Se veniva rovesciata gli ebrei ne subivano anch’essi le conseguenze.
  • Si ebbero faide e persecuzioni, proibizioni di attività economiche. Molti fuggirono.
  • Tra questi Moshe Ben Maimon, Maimonide, nato a Cordoba nel 1135. Medico e filosofo, la sua produzione dottrinale fu immensa. Morì nel 1204 e per sua volontà sepolto  a Tiberiade.
  • Gli ebrei erano leali nei confronti dell’autorità costituita e ciò per pura prudenza: erano una minoranza e il loro benessere dipendeva da chi governava.
  • I guai arrivavano in occasione delle vampate di fanatismo religioso.
  • Gli ebrei non potevano prevedere quando sarebbero venuti questi momenti e quindi cercavano di essere sempre pronti.
  • Avendo rinunciato dal II secolo alla resistenza armata, la loro difesa era:
    • rendersi utili alle comunità ospitanti
    • evitare di legarsi al territorio con l’acquisto di beni immobili,
    • così da potersi trasferire senza perdere molto e, grazie alle loro professioni, potersi inserire altrove.
  • La professione più diffusa era quella di medico, che implicava anche quella di farmacista e di mercante di medicinali, profumi, libri scientifici.
  • Nei momenti di tensione quelle professioni divenivano pericolose poiché i medici venivano accusati di essere degli avvelenatori.
  • Il legame famigliare divenne molto importante e la famiglia allargata molto coltivata. La fedeltà alla famiglia spettava soprattutto a padri, madri, fratelli e sorelle.
  • Il patrimonio ereditario tornava alla famiglia paterna e solo la quota legale al coniuge.

Il dominio Bizantino

  • Il trattamento degli ebrei sotto il dominio bizantino fu sempre cattivo in particolare dopo la prima crociata del 1095.
  • I signori laici li trattavano come loro proprietà personale da sfruttare, espropriando i loro redditi  e i loro patrimoni quando serviva.
  • I signori feudali ecclesiastici, in quanto uomini di chiesa criticavano il valore economico della presenza ebraica nelle loro città.
  • Circolava l’idea secondo cui gli ebrei sapevano che Gesù era il messia, ma lo respingevano perché erano corrotti e perversi.
  • Tale idea portò ad un nuovo tipo di antisemitismo: gli ebrei erano diversi dalla gente normale:
    • usanze alimentari,
    • macellazione,
    • circoncisione.
  • Si raccontava che
    • nascondessero una coda,
    • soffrivano di un flusso continuo di sangue,
    • avevano un odore particolare,
    • servissero il diavolo.
  • La predicazione della prima crociata scatenò quei sentimenti trasformandoli in atti ostili.
  • L’esercito crociato in marcia verso la Terra Santa si scagliava contro le comunità ebraiche che trovava sul suo percorso.
  • Chi non veniva ucciso era convertito forzosamente.
  • Leggende antiebraiche fiorirono a partire da quel periodo:
    • assassinio rituale in occasione della Pasqua,
    • il pane azzimo impastato con sangue di un cristiano ucciso a Pasqua

Il Misticismo Ebraico

  • emerse nell‘Europa del XII secolo
  • precedenti forme sono il Misticismo Merkavah (circa 0 – 1000 dc) e il movimento Chassidei Ashkenaz (primi anni 1200)
  • In quel periodo compare la Qabalah, la più conosciuta tra le discipline esoteriche ebraiche
  • significa “tradizione, ricevuta”,
  • i cabalisti medievali non intendevano innovare, né modificare, ma semplicemente rivelare l’antica tradizione esoterica nascosta nella Torah
  •  Il libro dello Zohar è il testo principale
  • si svilupperà attraverso due forme storiche:
  • “Qabalah medievale/classica/Zoharica” (circa 1175-1570)
  • “Qabalah Lurianica” (1569 – ad oggi)

Papa Innocenzo III

  • Nel corso del Concilio Lateranense IV del 1215 promulga decreti antiebraici:
  • decreto 67: “mentre per i cristiani l’usura è vietata, agli Ebrei viene permessa, ma deve essere esercitata con moderazione”
  • decreto 68: “gli Ebrei devono distinguersi dai cristiani per il modo di vestire e nei giorni della settimana santa non devono affatto comparire in pubblico”.
  • nata per impedire rapporti sessuali fra cristiani ed ebrei, finì per assumere un significato discriminante. Il segno che doveva contraddistinguere gli Ebrei consisteva in una rotella gialla o rossa cucita sui vestiti. La disposizione significò presto inferiorità e infamia;
  • decreto 69: “agli Ebrei è vietato rivestire uffici pubblici, poiché è cosa assurda che chi bestemmia Cristo debba esercitare un potere sui cristiani”;
  • decreto 70: “è fatto divieto agli Ebrei convertiti di ritornare alla loro vecchia religione, perché « è minor male non conoscere la via del Signore, che abbandonarla dopo averla conosciuta”.
  • Nel 1243, presso Berlino, gli ebrei furono accusati di aver rubato un’ostia consacrata e di averla usata per i loro scopi:
  • la martoriavano per farle rivivere le sofferenze di Cristo, proprio come già rapivano i ragazzi cristiani e li assassinavano in riti satanici.
  • Come tutte le teorie che ipotizzano una congiura, una volta fatto il primo salto di immaginazione, il resto segue con logica intossicante.
  • Da allora casi di furti di ostie furono segnalati ogni dove.
  • Francescani e Domenicani, ordini predicanti, inizialmente non antisemiti, furono contagiati dalla plebaglia e iniziarono una predicazione aggressiva contro gli ebrei.
  • O si convertivano o dovevano essere espulsi dalla città.

La peste nera del 1347

  • Lo scoppio della peste in Europa fu pretesto di nuove calunnie e aggressioni. Gli ebrei furono accusati di averla diffusa avvelenando i pozzi
  • Papa Clemente VI smentiva formalmente tale accusa, attribuendo la peste al diavolo
  • l’imperatore Carlo IV re Pietro IV d’Aragona e altri governanti fecero lo stesso, ma ciò non fermò le persecuzioni: più di 300 comunità furono travolte.
  • Una volta diffuso, l’antisemitismo non scemava nemmeno di fronte all’evidenza

L’Inquisizione Spagnola

  • Nel 1480 viene istituita l’Inquisizione spagnola (con re Ferdinando e la regina isabella di Spagna)
  • Provocò complessivamente 341.000 vittime, la maggior parte di origine ebraica.
  • In meno di dodici anni furono condannati 13.000 conversos (marrani dall’ebr. Marah = ribellarsi) (o “anusim” = costretti in ebraico) per aver praticato segretamente il giudaismo.
  • Il 31.3.1492 fu firmato l’editto di espulsione, per dare soluzione finale al problema della presenza degli ebrei in Spagna. (circa 100.000 ebrei non convertiti)
  • L’editto azzerò in pochi mesi la presenza ebraica in Spagna.
  • Andarono per lo più in:
    • nord Africa,
    • Turchia,
    • Francia
    • Europa occidentale
    • e una minoranza in Italia

I gruppi e i riti

  • Dal XIV secolo si andranno a identificare dei gruppi e dei riti sempre più distinti tra loro:
  • Sarfakim, Ashkenazim, Mizrachim e Italkim

Sefarditi

  • sefarditi, tradizionalmente provenienti dalla Spagna
  • crearono una loro lingua: il ladino o Judezmo.
  • Erano educati, colti, fieri delle loro origini, uomini di mondo amanti del piacere, non severi nell’osservanza religiosa.
  • Erano artigiani di gemme e metalli preziosi, matematici, costruttori di strumenti di precisione, cartografi

Aschenaziti

  • Le espulsioni dalla Spagna erano state precedute da molte di ebrei in Germania e in Italia.
  • Vienna, Linz, Colonia Ausburg, la Baviera, Perugia, Vicenza, Parma Firenze e tutta la Toscana furono interessate alle espulsioni.
  • Molti si riversarono nella regione franco tedesca del Reno, detta “Ashkenaz”
  • Nel 1500 la Polonia era considerata il paese più sicuro d’Europa per gli ebrei e presto divenne il cuore dell’ebraismo aschenazita.
  • Crearono una loro lingua: lo “Yiddish”

Mizrachim

  • Sono gli ebrei orientali provenienti dai paesi del mondo arabo.
  • Considerano il loro rito “originale”, primigenio, perché si ritengono discendenti di quegli ebrei che subirono la deportazione e l’esilio babilonese.
  • Le loro comunità si sono poi arricchite con gli ebrei della diaspora nel 70 dc e con la cacciata dei Sefarditi dalla Spagna nel 1492.

Italkim

  • Sono quegli ebrei che vivono in Italia o hanno discendenze italiane
  • La comunità ebraica italiana trae le sue origini nel II secolo a.c., quando i primi ebrei arrivarono a Roma.
  • Già nel I secolo la comunità ebraica romana era fiorente e stabile tant’è che poté riscattare gli ebrei fatti schiavi durante l’assedio di Gerusalemme del 70.
  • La maggioranza degli ebrei italiani non appartiene ad alcuno dei due gruppi rituali maggiori
  • sono di rito romano che è probabilmente il rito ebraico più antico da cui poi è derivato quello askenazita;
  • Le usanze e i riti religiosi degli ebrei di rito italiano possono essere visti come un ponte tra le tradizioni aschenazite e quelle sefardite, mostrando somiglianze con entrambe.

“Cum nimis absurdum”

  • Degradazione, impoverimento, marginalità non bastarono a far cessare o almeno ad erodere il sentimento antisemita.
  • La bolla di papa Paolo IV del 1555 pone una serie di limitazioni agli ebrei presenti nello Stato Pontificio, tra cui:
  • Un distintivo giallo
  • Divieto di possedere beni immobili
  • Divieto di curare i cristiani
  • Istituzione dei ghetti
  • Commercio solo di stracci e abiti usati

“Hebraeorum gens”

Nel 1569 papa Pio V emanò una sua bolla con la quale espelleva tutti gli ebrei dallo Stato Pontificio, ad eccezione di Romani ed Anconetani

“caeca et obdurata”

Papa Clemente VIII emanò una sua bolla con la quale ribadiva le disposizioni già emanate dal suo predecessore

Il danno economico che ne seguì, indusse il Papa a permettere il rientro degli ebrei di Roma

Immagini dell’antisemitismo

  • Gli ebrei venivano paragonati a
    • Vitelli d’oro
    • Civette
    • Scorpioni
  • La peggiore immagine fu quella della scrofa.
  • Divenne uno stereotipo potente e duraturo
  • Soprattutto in Germania

Portò a un processo che in Germania assunse grande importanza:

LA DISUMANIZZAZIONE DELL’EBREO

  • L’ebreo non poteva essere umano nello stesso modo dei cristiani, a causa del suo rifiutare la verità di Cristo e collaborare con le forze dell’oscurità.
  • Le relazioni innaturali e inumane che l’ebreo intratteneva lo rendevano una sorta di alieno

 e:

  • se una categoria di persone non era umana, poteva essere esclusa dalla società.

Il Ghetto

  • Già prima dello Stato Pontificio, la Repubblica di Venezia nel XIII secolo confinava gli ebrei sull’isola di Spinalunga, che prese poi il nome di “Giudecca”
  • Ciò a seguito di un’agitazione popolare contro l’eccessivo numero di ebrei (5000) arrivati da Spagna e Portogallo
  • furono confinati in una zona distinta. Il luogo prescelto fu una vecchia fonderia di cannoni circondata da mura, con due sole porte di accesso, sorvegliate da guardie cristiane, che dovevano essere pagate dagli ebrei
  • In questo modo la città si assicurava il vantaggio economico derivante dalla presenza di ebrei; d’altro canto così avevano il minimo contatto sociale possibile con il resto della popolazione. Si permetteva loro di condurre i loro affari di giorno, per rinchiuderli nel ghetto di notte. Il ghetto offriva peraltro sicurezza agli ebrei stessi e rendeva l’osservanza della Legge più facile.

La Riforma Protestante

  • L’elemento che maggiormente influenzò il destino degli ebrei in Europa del XVI secolo fu la Riforma protestante.
  • In un primo tempo gli ebrei ne furono avvantaggiati: non erano più gli unici “diversi” e non c’era più un’unica fede.

Ma…

  • Molti apologeti cattolici li accusarono di essere loro i colpevoli di tale riforma, aiutando e ispirando i pensatori protestanti.
  • Lutero, inizialmente favorevole a un dialogo con loro, si rivoltò loro contro quando gli ebrei non accettarono la sua versione della Bibbia.
  • Nel 1543 si rivolse loro contro.
  • Scrisse un libello: “Sugli ebrei e le loro bugie”
    • le loro sinagoghe dovevano essere bruciate e i resti sepolti.
    • I libri di preghiera distrutti,
    • proibire la predicazione ai rabbini.
    • Le case schiacciate e distrutte,
    • gli abitanti messi sotto un unico tetto o in una stalla per insegnar loro che non sono padroni della nostra terra.
    • Banditi da strade e mercati, le loro proprietà confiscate.
    • condannati ai lavori forzati e infine
    • espulsi in modo definitivo.
  • Lutero si concentrava sul loro ruolo di prestatori di denaro e insisteva che la loro ricchezza non apparteneva a loro in quanto era stata estorta con l’usura.
  • Fece espellere gli ebrei dalla Sassonia nel 1537 e poi da molte città tedesche.

La Controriforma

  • Quando la Controriforma si affermò trattò duramente sia i protestanti che gli ebrei.
  • I papi che fino ad allora si servivano degli ebrei, poi decisero (V. bolla Cum nimis absurdum) di applicare la decisione veneziana sul territorio dello Stato Pontificio.
  • I papi premettero, con esiti alterni, anche su altri sovrani perché facessero altrettanto.
  • Il ghetto fu istituito a Verona, Padova, Mantova e in Toscana, dove solo Livorno non obbedì.
  • Nel 1597 gli ebrei furono espulsi dal Ducato di Milano.

Nascita dello Shtetl

  • Le conseguenze di espulsioni e ghettizzazioni, spinsero gli ebrei a oriente, dove poter anche cercare nuove opportunità di lavoro.
  • La Russia ostacolava il loro insediamento, così essi si addensavano in Polonia Ucraina e Lituania.
  • I re locali trovavano che potevano ottenere denaro dagli ebrei, vendendo loro la possibilità di risiedere nelle loro città e schiumando i loro guadagni.
  • Si stima che soltanto il 30% dei guadagni andava a beneficio interno al mondo ebraico; il resto finiva alla corona in cambio di protezione.
  • Così gli ebrei cominciarono a costruire interi villaggi e cittadine: gli Shtetl (piccola città)
  • essi vivevano in centro, mentre nelle periferie si andavano insediandosi i contadini cattolici o ortodossi.
  • I movimenti tra un villaggio e l’altro potevano avvenire solo di giorno, con l’obbligo per gli ebrei di dormire solo in uno Shtetl.

La Guerra dei Trent’anni

La guerra dei Trent’anni, un conflitto religioso tra cattolici e luterani che finì nel 1648 ricordò agli ebrei la loro posizione di estrema fragilità.

  • Gli ebrei polacchi si risolsero a aiutare i cattolici a fortificare le loro città,
  • ma nella fase finale della guerra una rivolta popolare spinse i contadini polacchi contro le comunità ebraiche.
  • Fonti di parte parlano di 100.00 ebrei morti.

Baruch Spinoza 1632 – 1677, ebreo portoghese forzosamente convertito al cristianesimo, trasferito poi in Olanda. E’ ritenuto uno dei maggiori esponenti del razionalismo del XVII secolo, antesignano dell‘Illuminismo e della moderna esegesi biblica. Scomunicato dall’ebraismo poiché non credeva nell’immortalità dell’anima, identificava Dio con la Natura e rifiutava l’idea di Dio come Persona. Scrisse:

  • Principi della filosofia di Cartesio, con l’appendice Pensieri Metafisici, opera che gli diede fama di esegeta della filosofia cartesiana.
  • l‘Etica, opera pubblicata dopo la sua morte
  • Il Trattato sull’emendazione dell’intelletto,
  • Il Trattato teologico-politico, che gli valse l’accusa di empietà e blasfemia da parte di cattolici e protestanti,
  • l‘Epistolario,
  • il Compendium grammatices linguae hebraeae, una grammatica ebraica.

In Inghilterra

  • In Inghilterra agli ebrei era proibito entrare.
  • Nel 1655 un rappresentante delle comunità chiese l’abolizione di tale divieto.
  • Gli inglesi, in effetti non avevano una legge al riguardo, ma un editto regale obsoleto del 1290 che lasciarono decadere.
  • Non trovarono un accordo sulle condizioni alle quali permettere la residenza agli ebrei
  • così non vi furono condizioni.
  • La questione si risolse pragmaticamente permettendo di fatto l’ingresso in Inghilterra agli ebrei come già ad ogni altra persona.
  • In tal modo gli ebrei divennero cittadini inglesi a pieno titolo.
  • Se vi furono discriminazioni esse si verificarono tra gli ebrei stessi: sefarditi benestanti contro aschenaziti poveri e da mantenere.

Nel “Nuovo Mondo”

Potendo svolgere solo o quasi attività commerciali, gli ebrei avevano interesse alla crescita dell’economia mondiale, da cui trarre sostentamento. Cercavano quindi sempre nuovi sbocchi per le loro attività commerciali.

  • I viaggi nelle Americhe inaugurati da Colombo andavano sostenuti sia finanziariamente che tecnologicamente.
  • Ebrei si trasferirono nelle Americhe per avviare là i primi commerci e fondare fabbriche.
  • Furono attivi nella colonizzazione del Brasile, alle Barbados e in Giamaica.
  • Le nuove colonie britanniche li accolsero volentieri
  • nel 1654 23 rifugiati ebrei dal Brasile si trasferirono a Nuova Amsterdam, colonia olandese. In Olanda gli ebrei erano soggetti a restrizioni e anche lì lo furono.
  • Fu loro permesso di rimanere ma senza diritti e fu proibito loro di costruire una sinagoga. Quando la città cadde in mani inglesi e divenne New York, gli ebrei godettero degli stessi diritti dei loro correligionari in Inghilterra.
  • Si insediarono progressivamente anche in altre zone, come altre minoranze.
  • Così nacque l’ebraismo americano, diverso da quello di ogni altra parte
  • Nel vecchio continente dovevano costituire comunità separate
  • in condizioni di svantaggio.
  • Avevano loro scuole, giudici, medici, fornai.
  • Formavano uno stato nello stato.
  • In America le cose furono diverse.
  • Con l’assenza di leggi determinate dalla religione, non c’era ragione perché gli ebrei dovessero costituirsi secondo un sistema separato.
  • Ogni gruppo religioso aveva pari diritti. Gli ebrei americani si organizzarono non in comunità, ma in congregazioni di fedeli come le altre chiese.
  • Nel 1789, la promulgazione della Costituzione americana definiva con chiarezza il problema ebraico in termini assolutamente illuministici: “ebreo nella sua tenda, uomo fuori”
  • La separazione tra chiesa e stato, la sostanziale libertà di coscienza e la fine di ogni discriminazione religiosa per l’accesso agli uffici pubblici parificò la vita degli ebrei a quelli di tutti gli altri.
  • In America gli ebrei non trovarono una nuova Sion, ma almeno un posto dove stabilirsi e una patria.

Il Movimento dei Chasidim

  • In Europa gli ebrei accettavano le leggi dei paesi dove vivevano
  • non si sottomettevano mai supinamente, difendendo la loro specificità
  • All’interno delle comunità il dissenso era accettato
  • Nei secoli si sono presentati diversi personaggi con caratteristiche fuori dagli schemi.
  • Intorno al 1736 uno di questi uomini, conosciuto poi come il Baal Shem Tov, un uomo del popolo, operava al di fuori del sistema della sinagoga.
  • Viaggiava, predicava, curava, liberava dagli spiriti maligni, come tanti altri sant’uomini.
  • Ma in più aveva un genuino carisma che portava chi lo incontrava ad avere aspirazioni più alte, pure.
  • Divenne il fondatore di un movimento, inventò una forma rivoluzionaria di preghiera popolare, spontanea e con tutto il corpo. Dalla sua predicazione si formò il movimento dei Chasidim.

La musica Klezmer

  • Sebbene le prime testimonianze risalgano al 16° sec., l’impulso maggiore allo sviluppo del k. venne nei primi dell’Ottocento dal movimento hasidico.
  • klezmer Termine derivante dall’ebraico kley zemer («strumento musicale»), introdotto negli anni 1930 per indicare i musicisti di origine ebraica; ha poi esteso il suo significato al genere musicale tradizionale delle comunità ebraiche dell’Europa orientale, diffuso in tutto il mondo a seguito delle migrazioni dei gruppi originari.
  • il repertorio k. sopravvisse con reciproche influenze con il rock, il blues, il jazz. Infine, sull’onda del fenomeno della world music, si è diffuso anche in Europa.
  • La musica k., caratterizzata da una commistione di generi e destinata ad accompagnare la danza e all’ascolto.

L’Illuminismo

  • In Europa l’illuminismo portò loro speranze che si rivelarono illusioni.
  • La rivoluzione avrebbe dovuto rendere tutti gli uomini uguali, ebrei compresi.
  • In compenso gli ebrei avrebbero dovuto abbandonare ogni separatismo.
  • Il criterio era: “non ci può essere una nazione dentro un’altra nazione”,
  • per cui “agli ebrei si doveva negare tutto come nazione, ma concedere tutto come individui”.
  • Nel 1791 l’Assemblea Nazionale francese votò un decreto di completa emancipazione degli ebrei.
  • I ghetti nei territori sotto controllo francese furono aboliti.
  • Gli ebrei cominciarono ad aderire anch’essi alle idee rivoluzionarie dell’illuminismo.
  • Nasceva l’ebreo rivoluzionario.
  • Il consenso ebraico verso la Francia fu unanime… fino all’affaire Dreyfus, un capitano dell’esercito francese, accusato e condannato in base a prove, che si sarebbero poi rivelate completamente false per aver trasmesso segreti militari ai tedeschi.
  • Quell’episodio riaccese i sentimenti antisemiti in Francia
  • Negli stessi anni la Russia permise il loro accesso sul suo territorio, ma all’interno di confini definiti, specie di riserve.
  • Nello Stato Pontificio la situazione peggiorò sotto papa Pio VI, che spinse per i battesimi forzati e altre vessazioni.
  • L’Austria espulse e tre anni dopo riammise gli ebrei sul suo territorio;
  • costrinse gli ebrei a adottare nomi e cognomi di suono tedesco
  • In genere erano costretti a una serie limitata di mestieri e professioni

L’Antisemitismo moderno

  • Già nel 1796 Voltaire sosteneva l’assurdità di una società europea che traesse le sue leggi fondamentali e il suo credo dagli ebrei (ovvero dalla Bibbia).
  • Nell’Enciclopedia di Diderot gli ebrei venivano definiti come popolo che aveva tutti i difetti caratteristici di una nazione ignorante e superstiziosa.
  • In diversi libri Mosè veniva ritratto come l’autore di un sistema crudele e sanguinario che aveva corrotto anche la società cristiana e che aveva trasformato gli ebrei in nemici della razza umana.
  • Erano dipinti come crudeli, inumani, intolleranti, traditori e fedifraghi.
  • L’odio per gli ebrei, tenuto vivo per secoli dalle frange di fanatismo cristiano, ora, con tali nuovi pregiudizi, sarebbe sopravvissuto al declino dello spirito religioso: nasceva l’antisemitismo moderno.
  • Alla caduta di Napoleone Bonaparte molti dei diritti acquisiti dagli ebrei furono nuovamente negati.
  • Erano gravati da tasse
  • in Prussia non potevano possedere terra o esercitare liberamente mestieri e professioni.
  • In Italia gli ebrei ritornarono alle condizioni precedenti.
  • L’emancipazione definitiva arrivò:
    •  in Toscana e nel Regno di Sardegna nel 1848,
    • a Modena, in Lombardia e in Romagna nel 1859,
    • In Umbria nel 1860
    • In Sicilia e Napoli nel 1861,
    • A Venezia nel 1866
    • a Roma nel 1870.
  • La conversione al cristianesimo fu la risposta alle richieste dell’emancipazione nel XIX secolo. Per essere come gli altri, avere accesso a tutte le professioni e carriere, occorreva smettere, almeno ufficialmente, di essere ebrei.
  • l’Illuminismo, faceva della conversione non un atto religioso, quanto un atto secolare. Era il biglietto d’ingresso nella società europea.
  • Conservare la propria identità ebraica diventava un sacrificio molto pesante.
  • Chi si battezzava spesso poi finiva con l’odiare il giudaismo che considerava una disgrazia.
  • Altri, proprio perché il sacrificio è stato così grave, finivano con l’avvicinarsi ancor più al giudaismo.
  • Le guerre napoleoniche avevano aperto il mercato europeo della raccolta di capitale, così se il sistema bancario europeo era fino a quel momento stato in mano ai non ebrei, da lì in poi si creò spazio anche per i banchieri ebrei.
  • Si venne a porre un problema: quale lingua gli ebrei avrebbero dovuto parlare?
  • L’ebraico? La lingua del paese dove risiedevano? Lo Yiddish?
  • Scelsero l’ebraico, ma non ancora per esprimersi correntemente in quella lingua, ma come lingua intellettualmente rispettabile, come equivalente, per  gli ebrei, del latino e del greco per l’Europa cristiana.
  • Il primo a scrivere in ebraico, avviando così una forma ebraica di letteratura, fu Moshe Hayym Luzzato un ebreo italiano di Padova.
  • Ma come lingua parlata, l’Yiddish fu quella di gran lunga più diffusa.

Karl Marx

di padre ebreo, era di quelli che avevano voltato le spalle all’ebraismo e volevano eliminare il

giudaismo dalla società. Così nel corpo della sua ideologia immaginava una società senza classi e senza religioni, nella quale gli ebrei sarebbero diventati come tutti gli altri.

Theodor Herzl

  • L’antisemitismo riprendeva vigore in tutta Europa e soprattutto negli ambienti politici.
  • Il sogno assimilazionista stava svanendo.
  • Dalla Russia migliaia di profughi ebrei si riversavano in Europa occidentale in fuga dagli orrori dei pogrom.
  • La loro invadenza non faceva che alimentare ulteriormente l’avversione verso gli ebrei.
  • Il processo ad Alfred Dreyfus fu seguito in ogni sua fase, tra gli altri giornalisti, anche da Theodor Herzl, ebreo austriaco.
  • Quella vicenda tolse a Herzl  ogni dubbio e pubblicò il suo Der Judenstaat nel 1896.
  • Fu l’inizio del sionismo moderno.

La Rivoluzione Russa

  • Agli inizi del ‘900 il crollo dell’impero ottomano sconvolse gli assetti in Europa.
  • In quegli anni il nemico degli ebrei era la Russia zarista
  • Quando i tedeschi, nella grande guerra, Sconfissero l’esercito  russo e entrarono nella Polonia russa, gli ebrei li accolsero come salvatori.
  • L’esercito russo in ritirata rastrellò intere comunità spingendole fino in Siberia, incendiarono interi villaggi.
  • Con la rivoluzione russa e l’avvento della Russia sovietica poco si sapeva delle reali condizioni di vita degli ebrei.
  • Si supponeva che, dal momento che avevano preso parte attiva nel processo rivoluzionario, dovessero essere tra i beneficiari della nuova situazione.
  • L’idea di una congiura perpetua   degli ebrei, che si muovevano in incognito per ottenere i loro scopi riprese vigore.
  • Fu l’idea che gli ebrei traessero vantaggi da ogni situazione a far sì che un falso libello “i Protocolli dei Saggi Anziani di Sion” venisse ora diffuso ad arte.
  • Ripreso, dalla polizia segreta zarista, da un precedente scritto del 1864, dove si sosteneva l’ambizione di Napoleone III di dominare il mondo, nell’opuscolo il nome di Napoleone veniva sostituito da una conferenza segreta di capi ebrei, i quali dichiaravano che sfruttando la moderna democrazia essi erano ora sul punto di raggiungere i loro obiettivi.
  • Quei protocolli furono immediatamente creduti veri e provocarono reazioni in tutta Europa.
  • Circolarono voci sempre più insistenti sulla responsabilità di ebrei negli sconvolgimenti europei.
  • Cifre del tutto inverosimili sul loro diretto coinvolgimento (il 95% dei governanti bolscevichi erano ebrei…).
  • Giornali e opinionisti si prodigarono in speculazioni di ogni genere basate sul presunto complotto ebraico mondiale.

In Gran Bretagna

  • Solo nel 1921 il Times, dopo aver preso parte attiva alla denigrazione del giudaismo e alla messa in allarme per il suo presunto pericolo sociale, dimostrò con una serie di articoli che i protocolli erano un falso.
  • In Inghilterra l’ondata di antisemitismo si calmò. Ma solo là.
  • In Francia e nel resto d’Europa ormai il sospetto era radicato.

Negli Stati Uniti

  • la presa di potere da parte dei bolscevichi e la sua associazione con gli ebrei ebbe le conseguenze più gravi.
  • La paura del bolscevismo pose forti limiti all’immigrazione ebraica.
  • Il Ku Klux Klan riprese vigore contro le minoranze inclusi gli ebrei

In Germania

  • La grande guerra trasformò la Germania.
  • L’antisemitismo era diffuso, ma mai violento.
  • Fu con la guerra che i tedeschi impararono ad essere violenti.
  • E la violenza dei tedeschi era quella della disperazione per le conseguenze della sconfitta.
  • In Russia la violenza favorì la sinistra. In Germania la destra.
  • Martin Mordechai Buber (Vienna 1878 – Gerusalemme 1965) è stato un filosofo, teologo e pedagogista austriaco naturalizzato israeliano. Si deve a lui l’emersione alla cultura europea del movimento dei Hasidim, ma soprattutto a lui si deve l’idea che la vita è fondamentalmente non-soggettività, bensì intersoggettività. Non esitò ad affermare: “In principio è la relazione”. Nel  1898 aderì al neonato Movimento Sionista e ne divenne un membro attivo e impegnato. Nel 1923 scrisse il suo capolavoro,“Io-tu”. Dal 1924 al 1933 insegnò Filosofia della Religione Ebraica all‘Università di Francoforte. Con l’avvento al potere di Hitler sarà costretto a lasciare la cattedra. Le autorità naziste gli avevano inoltre proibito di tenere qualsivoglia conferenza pubblica. Nel 1938 Martin Buber lasciò la Germania per trasferirsi a Gerusalemme, dove gli venne offerta una cattedra di Antropologia e Sociologia all’università ebraica.

L’avvento del Nazional Socialismo

  • Uccidere gli ebrei politicizzati era cosa normale.
  • In questo clima di violenza di reduci estremisti emerse Adolf Hitler.
  • Antisemita fin da giovane, prima di lui già il padre, riuscì a attorniarsi di consenso legando la sconfitta della guerra alla presenza nella società tedesca degli ebrei ambigui, infidi e traditori, sovversivi.
  • Il bisogno di trovare un capro espiatorio ai tedeschi fu così soddisfatto.
  • Per Hitler gli ebrei erano alla base di tutto quanto di male accadeva al mondo;
  • trasferiva il terrore provato verso la Russia giudaico bolscevica in Germania; per questo alimentava la mitologia dei Protocolli.
  • Come già nel medioevo trasformò l’ebreo come un non umano o un Atti individuali di violenze contro gli ebrei venivano incoraggiati.
  • Ad essi seguivano provvedimenti legali che portavano ad una progressiva separazione degli ebrei dagli altri tedeschi.
  • La “notte dei cristalli” (distruzione dei negozi di ebrei e incendio delle sinagoghe, imprigionamento di 20.000 ebrei accusati di aver fomentato i tumulti) segnò una svolta decisiva della politica antiebraica tedesca..
  • Non riuscendo a definire chiari criteri razziali, i nazisti individuarono gli ebrei secondo criteri religiosi, andando indietro nel tempo fino al 1750. Per poter fare ciò si dovettero coinvolgere le chiese, uniche ad aver registri dei battesimi.
  • subumano, una specie di animale o come un diavolo.
  • Si procedé poi con il sequestro di beni o a svenderli a basso costo.
  • Le banche furono tra i principali acquirenti e maggiori beneficiari di tale manovra.
  • Furono espulsi da ogni scuola, sia come allievi che come docenti.
  • Fino allo scoppio della guerra nel 1939 la giustificazione era quella per cui gli ebrei defraudavano da generazioni il popolo tedesco, per cui le loro proprietà erano illegali.
  • Con lo scoppio della guerra gli ebrei furono considerati responsabili di tutte le morti che sarebbero derivate, in quanto loro l’hanno provocata.
  • In tal modo non avevano più alcun diritto nemmeno alle loro vite.
  • Lo scoppio della guerra mise rapidamente in mano ai nazisti 2 milioni di ebrei polacchi.
  • …..il resto è noto e non produrremo elenchi di singole angherie, furti omicidi ecc.
  • Occorre tuttavia sapere che la documentazione dell’assalto agli ebrei in quegli anni fu enorme almeno quanto la gravità degli stessi.
  • Durante la guerra gli ebrei residenti in paesi sotto controllo tedesco erano 8.860.000. Si calcola che gli uccisi furono 5.933.000, cioè il 67%. Più antisemiti dei tedeschi erano gli austriaci; più degli austriaci i rumeni, più dei rumeni i polacchi.
  • Anche parti significative di francesi aiutarono i tedeschi nei rastrellamenti.
  • La posizione dell’Italia fascista fu ambigua, ma complessivamente molto meno disposta di altri stati a collaborare su questo con Hitler.
  • Gli italiani si prodigarono in gran parte per proteggere gli ebrei.
  • In altri stati europei le SS ebbero poco o nessun aiuto. Nonostante ciò gli ebrei di quei paesi uccisi saranno centinaia di migliaia.

I sopravvissuti

  • Gran Bretagna e U.S.A. avevano il timore che una politica marcatamente filo ebraica potesse indurre Hitler a espellere in massa gli ebrei, con il conseguente dovere morale di accoglierli.
  • Entrambi i governi avevano deciso, con le rispettive comunità ebraiche d’accordo, che la maniera più rapida per far cessare il genocidio era la vittoria militare su Hitler, più che un intervento diretto alla protezione degli ebrei stessi.
  • A fine ostilità, gli ebrei sopravvissuti non volevano, o non potevano più tornare nei loro paesi.
  • Alcuni paesi non li rivolevano indietro, in particolare la Polonia dove scoppiarono tumulti contro il loro rientro.
  • La componente religiosa dell’ebraismo considerò quella tragedia un segno della disapprovazione divina, un’espiazione di una qualche colpa collettiva.
  • Era implicita nella loro esistenza come popolo

ISRAELE, UNA STORIA D’AMORE – Dispensa 3

Israele una storia d’amore – Dispensa 3

(Ad esclusivo uso interno di Unitre Tradate)

ISRAELE, UNA STORIA D’AMORE

Quella di un popolo per la sua storia

Con qualunque occhio lo si guardi, il popolo di Israele è da sempre oggetto di interesse, curiosità, giudizi. Ma Israele è anche la sua narrazione, con i suoi miti fondativi e la sua realtà storica che dura da più di tre millenni. Una storia da raccontare con verità, disincanto ….e inquieto amore.

Terza Parte: GLI EBREI DI PALESTINA DOPO LA DIASPORA

  • In Palestina  a partire dalla prima parte del IV secolo Gerusalemme e gli altri luoghi collegati alla vita di Gesù furono cristianizzati. Vennero fondati chiese e monasteri
  • Sopravvissero piccole comunità ebraiche soprattutto in Galilea, dove il Talmud “palestinese” venne completato. Erano comunità vessate dai cristiani dell’impero bizantino
  • Sotto l’impero bizantino i Samaritani si ribellarono in due occasioni, a seguito dell’obbligo di osservare le stesse restrizioni degli ebrei.
  • La repressione fu feroce. Il santuario del monte Garizim divenne una basilica dedicata alla santa vergine.

L’avvento dell’Islam

  • Nel 611 i Persiani irruppero in Palestina e presero Gerusalemme.
  • I bizantini ripresero Gerusalemme nel 629 e ne seguì un massacro di ebrei
  • Nello stesso anno Maometto completò la conquista della Mecca, sconfisse i bizantini nel 636 e nel giro di quattro anni i musulmani occuparono tutta la Palestina.
  • Maometto e l’Islam delle origini non erano sfavorevoli al giudaismo, di cui riconoscevano le origini della loro religione
  • quando gli ebrei di Medina non furono disposti ad accettare quella che era intesa come la versione araba arbitrariamente elaborata del giudaismo, allora i rapporti divennero ostili.

VII secolo

  • l’ascesa e il dominio dell‘Islam tra gli arabi pagani nella Penisola arabica porta alla rimozione quasi totale delle antiche comunità ebraiche e alla loro conversione forzata

VIII (700-1250)

  • Nonostante sporadici periodi di persecuzione, la loro vita comunitaria e culturale fiorisce in questo periodo.
  • I centri universalmente riconosciuti della vita ebraica sono a Gerusalemme e Tiberiade

Le Crociate 

  • Le crociate furono una serie di guerre, combattute tra l’XI e il XIII secolo fra eserciti di regni cristiani europei ed eserciti musulmani prevalentemente sul terreno dell’Asia minore e nel Mediterraneo orientale (ma anche in Europa, in Egitto e in Tunisia).
  • Furono complessivamente 9
  • Gli ebrei combatterono al fianco degli arabi per la difesa di Gerusalemme

I Mamelucchi

  • Mamelucchi (schiavi allevati nell’arte delle armi)
  • Il ricorso a soldati-schiavi non-musulmani serviva in primo luogo ad aggirare il divieto che impediva ai musulmani di combattere altri loro correligionari e che potessero essere soppressi senza troppe conseguenze legali.
  • Si emanciparono dalla loro condizione di schiavitù
  • Le loro conquiste andarono dall’Egitto alla Siria, includendo la Palestina.
  • Furono vinti dagli Ottomani

Gli Ottomani

  • L’Impero Ottomano fu un impero turco che durò dal  1299 al 1922 (623 anni).
  • Fu uno dei più estesi e duraturi imperi della storia
  • Attorno al 1517, in particolare, abbatté il Sultanato Mamelucco di Siria ed Egitto e
  • conquistò tutti i paesi arabi del Vicino Oriente, acquisendo, fra l’altro, il titolo di Protettore dei Luoghi Santi di Mecca e Medina.
  • Gli arabi e gli ebrei di Palestina divennero a tutti gli effetti sudditi degli Ottomani, al pari di altre popolazioni dell’Impero in modo indistinto
  • Per quanto riguarda la condizione degli ebrei all’interno dell’Impero Ottomano si rileva un atteggiamento liberale nei loro confronti, i quali non avevano di che lamentarsi né del governo né della popolazione musulmana.
  • nel 1896 gli Ottomani posero su basi giuridiche ancor più salde l’emancipazione della popolazione non musulmana.
  • Le nuove norme garantivano una completa libertà religiosa e l’eguaglianza di fronte alla legge e al fisco.
  • In particolare venivano abrogate le due maggiori misure discriminatorie che per secoli avevano indicato l’inferiorità dei non musulmani: la tassa per la protezione e il divieto di portare armi.
  • Certo non bisogna farsi un quadro troppo idilliaco dei rapporti tra arabi ed ebrei.
  • Le prime significative manifestazioni di ostilità antiebraica si avranno in Palestina solo a partire dagli anni 80 del XIX secolo, quando avrà inizio l’immigrazione sionista nel paese.

La presenza ebraica in Palestina

  • Per quel che potevano e che le leggi di volta in volta consentivano, gli ebrei, persa la sovranità politica sulla loro terra, tuttavia non abbandonarono mai Gerusalemme e Israele nel corso dei millenni.
  • Nel VI secolo erano presenti e vitali più di 40 comunità, dal Negev fino a est del Giordano e
  • 31 villaggi in Galilea e nella valle del Giordano
  • Nel 614 combatterono insieme ai persiani contro i bizantini
  • Un ventennio più tardi, accolsero con speranza gli arabi.
  • La successiva persecuzione araba li fece rientrare a Gerusalemme dalla penisola arabica.
  • I crociati, contro cui combatterono al fianco degli arabi nella difesa di Gerusalemme, nell’XI secolo cercarono invano di cancellare la presenza ebraica

Gaza, Hebron, Gerusalemme, Nablus, Haifa, Tiberiade e, soprattutto, Safed e la zona circostante sono località nelle quali è accertata la presenza di nuclei di ebrei ininterrottamente almeno dal XIII secolo, cioè dall’epoca immediatamente successiva alla fine delle crociate.

Isaac Ben Solomon LURIA

  • (Gerusalemme, 1534 – Safed 1572) fu un rabbino e mistico ebreo, attivo a Safed.
    • è considerato il più grande e celebre studioso del pensiero mistico ebraico.
  • La sua concezione del mondo era enormemente influenzata dalle questioni che preoccupavano la comunità dell’epoca, traumatizzata a causa delle espulsioni dalla Spagna e dalle azioni dell’Inquisizione.
  • Isaac Luria addusse spiegazioni sorprendenti ma logiche ed intravide il fine della sofferenza del popolo ebraico, il che spiega il successo delle sue tesi e la velocità con la quale si propagarono.
  • In merito ai massacri, riteneva che la morte fisica non è più di una tappa e che la vita di ognuno sulla terra ha un obiettivo.
  • Spiegò che le mancanze degli uomini ritardavano la venuta del Messia.
  • I suoi insegnamenti sono stati ampiamente accettati nell’Ebraismo Ortodosso
  • Molti membri della comunità ultra-ortodossa di Safed e di Gerusalemme affermano di poter risalire nel loro lignaggio sino a Luria.
  • Nel 1488 il rabbino italiano Ovadyah fondò a Gerusalemme una scuola rabbinica
  • Nuove ondate immigratorie si verificarono a seguito dell’Inquisizione spagnola.
  • Solimano I, sovrano ottomano, permise il rientro a molti ebrei.
  • Dall’Europa diversi movimenti messianici spostarono gruppi di ebrei verso la Palestina.
  • Il ritorno non è mai stato soltanto parte del credo religioso ebraico; si è anche tradotto in azioni concrete
  • Gli ebrei d’Europa mandavano sussidi ai correligionari in Palestina

Il Mandato Britannico

  • Nel 1882 la popolazione della regione palestinese era di circa 320.000 persone, di cui 25.000 ebrei
  • Gli accordi scaturiti dalla Conferenza di Sanremo, (spartizione dei territori dell’ex Impero Ottomano) demandarono alla Gran Bretagna il governo della Palestina tra il  1920 e il 1948.
  • L’intento espresso del Mandato era quello di aiutare popolazioni considerate “incivili”, a sviluppare i loro organismi istituzionali, in previsione di un ritiro da parte delle Potenze coloniali, pregiudizialmente considerate “superiori”, dalle aree loro affidate.
  • I britannici avevano promesso la Palestina agli arabi come paese indipendente, per l’aiuto prestato con la Rivolta Araba nella lotta contro l’impero Ottomano, e agli ebrei come “sede nazionale” (“National Home“).
  • Nel periodo del Mandato Britannico l’immigrazione ebraica nella zona subì una netta accelerazione,
  • l‘Agenzia Ebraica operò alacremente per l’acquisto di terreni in cui insediare i nuovi coloni.
  • Il risultato fu quello di portare la popolazione ebraica in Palestina dalle 83.000 unità del 1915,
    • alle 175.000 del 1931 (contro i 762.000 arabi musulmani e i quasi 90.000 arabi cristiani),
    • alle 360.000 unità della fine degli anni trenta,
    • ai 905.000 del 1947.
  •  Dai tempi della Diaspora imposta dai Romani nel II secolo dc agli ebrei dell’antico regno di Israele, le genti di Palestina non furono più sovrane sul loro territorio, nè mai più arbitre del loro destino.
  • Per quasi 18 secoli i Palestinesi, arabi, ebrei e europei cristiani indistintamente, furono o sudditi o occupati da imperi più ampi, di cui il territorio di Palestina veniva di volta in volta a far parte.

ISRAELE, UNA STORIA D’AMORE – Dispensa 1

Israele una storia d’amore – Dispensa 1

(Ad esclusivo uso interno di Unitre Tradate)

ISRAELE, UNA STORIA D’AMORE
Quella di un popolo per la sua storia

Con qualunque occhio lo si guardi, il popolo di Israele è da sempre oggetto di interesse, curiosità, giudizi. Ma Israele è anche la sua narrazione, con i suoi miti fondativi e la sua realtà storica che dura da più di tre millenni. Una storia da raccontare con verità, disincanto ….e inquieto amore.

CHI È EBREO?

  • Secondo la Tradizione “è ebreo chi nasce da madre ebrea” indipendentemente dal luogo geografico di residenza.
  • ebrei si nasce, – lo si può anche diventare
  • Essere ebrei non significa appartenere ad una “razza”
  • significa riconoscersi in una particolare prassi di vita che, per millenni, si è radicata in una comprensione religiosa della storia.
  • D’altro canto però sbaglieremmo se leggessimo l’esperienza ebraica soltanto attraverso la categoria della religione
  • L’ebraismo comprende i concetti di “popolo” e “cultura”

Prima parte – A: LA NARRAZIONE BIBLICA

LA NARRAZIONE BIBLICA

Prima parte – B: PIETRE STELI E PAPIRI

PIETRE STELI E PAPIRI

  • La regione palestinese nel tardo bronzo era di circa 15.000 persone
  • All’età del ferro erano 50.000
  • Media città palestinesi dell’età del Bronzo: (2800 – 1200 ac): 3/4000 abitanti
  • L’Egitto dai 3 ai 4 milioni
  • Babilonia circa 2 milioni
  • Tra il 1470 e il 1170 ac circa la Palestina è stata sotto diretto dominio egiziano.
  • Il governo della regione avveniva attraverso “piccoli re”
  • L’80% della popolazione viveva in campagna, lontana dalla politica e dalla cultura delle città;
  • Il villaggio: dai 18 ai 70 abitanti; spesso costituito da un clan famigliare
  • Ai margini dei centri abitati vivevano “nomadi esterni”
  • Erano pericolosi, ostili
  • La Stele di Seti riferisce di lotte locali (1289 ac), nomina gli Habiru e una tribù di Ram (abu Ram – Avram)

La Stele di Merenptah 1230 ac descrive una sconfitta di Isrir e indica una “regione di Canaan”

 

Quindi nel XII secolo ac

  • Habiru, Avramiti e Isrir erano gruppi pastorali presenti nella regione palestinese fuori dalle città
  • Spesso in fuga dalla schiavitù economica
  • Vennero gradualmente tutti definiti Habiru, fuggiaschi
  • Il termine cambierà significato: da fuggiasco a fuorilegge, in quanto ostili
  • Da Habiru a Ibri, Ivrim, ebrei
  • Da Avramiti a Avramim, Abramiti
  • Da Isrir a Israelim, Israeliti
  • La tesi oggi prevalente è quella di un’occupazione progressiva del territorio attraverso la sedentarizzazione di gruppi pastorali già presenti nell’area e dell’infiltrazione da sud.
  • Causa determinante: l’inaridimento del Sahara e del deserto d’Arabia.
  • I cosiddetti “popoli del mare”, tra cui il più importante era quello dei Filistei, si inserivano lungo la costa mediterranea.
  • Vennero contenuti dagli Egizi, che permisero loro di stabilizzarsi tra Gaza e Ashdod
  • La Palestina tra l’XI e il X sec ac si trovò libera da domini stranieri e lo rimarrà fino all’espansione assira da nord.
  • Ciò consentì la formazione di piccoli regni locali
  • Le città divennero più piccole e gradualmente tutte cinte di mura difensive.
  • Saranno i gruppi pastorali a definire il nuovo assetto organizzativo.
  • Nell’età del Ferro i rapporti sociali vennero via via sempre più rappresentati secondo un modello genealogico. Il nome del villaggio è quello del capostipite da cui gli abitanti discendono.
  • Villaggi e famiglie erano imparentati con la pratica dei matrimoni incrociati.
  • In tal modo avvenne anche il progressivo assorbimento degli Habiru nei villaggi.
  • Nasce la “Tribù” intesa come un insieme di villaggi,ossia di clan famigliari, che si considerano imparentati.
  • Alla scrittura cuneiforme, complessa e accessibile a pochi iniziati, si sostituisce l’alfabeto: un codice più semplice e usufruibile da molti
  • Nell’area arabica si impara ad addomesticare il dromedario, mentre nella regione iranica il cammello.
  • Grazie a ciò i commerci vengono incrementati
  • Le tribù che allevano tali animali crescono in prestigio e in potenza economica.
  • I villaggi aumentano di numero e coprono il territorio in modo maggiormente uniforme
  • Il fenomeno insediamentale più indicativo è l’occupazione degli altopiani da parte di una popolazione agro-pastorale che costruì piccoli villaggi sulle alture.
  • Tale popolazione era composta dalla fusione di elementi tribali già esistenti nella zona, ma irrobustiti da apporti demografici di provenienza agricola.
  • Quella popolazione può essere definita “proto-israelitica”, se si vuole definire israelitica quella del successivo regno di Israele.
  • La nuova società non era del tutto omogenea.
  • Nelle zone di Manasse e Bassa Galilea vi era maggiore continuità con la cultura cananea
  • Difficile individuare frontiere tra le diverse tribù (insieme di clan), mentre i “marcatori” indicano la distinzione tra mondo tribale e residuo mondo cananaico, con l’assenza di ossa di maiale sugli altopiani e invece la loro presenza nei centri cananei di pianura.
  • Sugli altopiani si trova un’economia agro pastorale basata su cereali e caprovini, vino e olio (i cui marcatori sono i torchi)
  • La struttura sociale era organizzata per unità decrescenti: la tribù, il clan (mishpaha famiglia allargata) e geber (nucleo famigliare).

Luoghi di riunione israeliti

  • i marcatori sono le ceramiche ritrovate, diverse da quelle cananee
  • a forma di impronta, segno di possesso del territorio.
  • Divennero anche luoghi di culto
  • Si ha riscontro di una tribù di Giuda nella zona tra Gerusalemme e Hebron.
  • Tale tribù costituì il supporto tribale nel regno di David a metà del X secolo, così da poter ritenere che la tribù esistesse almeno un secolo prima.
  • L’esistenza delle tribù meridionali di Shimon e Levi è dubbia
  • Beniamino a nord di Gerusalemme e Efraim e Manasse negli altopiani centrali sono da considerarsi antiche (X sec.) con la costituzione del regno di Saul
  • Le tribù pastorali di Gad e Ruben a est del Giordano sono autentiche e originarie
  • Di antico insediamento in Galilea sono le tribù di Zebulon, Neftali e Issacar
  • La collocazione della tribù di Dan sulla costa mediterranea non ha riscontri certi.

Le mitiche 12 tribù si erano e come legate tra loro?

  • NO nel XII secolo (all’epoca di Giosuè biblico)
  • Possibili azioni militari comuni tra alcune di quelle tribù (V. Deborah e Barak), i cui episodi sono collocabili temporalmente appena prima delle vicende di Saul e di David.
  • Il biblico “Codice dell’Alleanza” è compatibile con tale   economico e dovrebbe essere stato redatto in quel periodo;
  • Rispecchia la società israelitica premonarchica.
  • Il termine “ebreo” è ancora pronunciato Habiru e si intende persona di status libero.
  • Rimangono escluse le zone costiere, la valle di Yezreel e la media valle del Giordano
  • Si tratta di zone densamente popolate e quindi poco penetrabili.
  • I Filistei prospereranno sulla costa
  • L’Egitto aveva perso influenza sulla regione, ma manteneva le sue mire. Le sue attività militari si limitavano alle zone costiere e pianeggianti, evitando di andare sugli altopiani.
  • Le tribù locali guardavano peraltro all’Egitto come luogo di rifugio in caso di carestie o calamità
  • Le città-stato sono legate da vincoli amministrativi, hanno una città capitale con i palazzi reali e amministrazione formale e scritta. Non sviluppano una coscienza comunitaria nè un concetto di solidarietà se non sulla base dell’organizzazione amministrativa del territorio
  • Gli stati etnici, invece, devono la loro coesione al senso di appartenenza.
  • Hanno scarso bisogno di strutture urbane e amministrative e nemmeno di leader, se non per le singole necessità.
  • Sviluppano un forte senso di appartenenza, di identità, basato sulla coscienza di una comune discendenza.
  • L’acquisizione di un dio nazionale sarà lenta e progressiva.
  • E’ significativo come nessuno dei Patriarchi, dei Giudici e dei Re porti nomi Yahvisti se non in misura modesta e inferiore alla distribuzione dei nomi di radice cananea
  • In progresso di tempo i due tipi di società tenderanno a convergere: il tipo etnico dovrà dotarsi di ordinamenti e strutture simili alle città stato.
  • Il processo formativo di entità politiche definibili come “israelitiche” è consentito dal progressivo crollo del sistema regionale basato sul controllo del territorio da parte, in particolare, dell’Egitto (da cui “uscire dall’Egitto”).
  • Mentre con le città stato si possono avere conflitti anche cruenti, tra le comunità tribali si apre un confronto fatto di affinità, sul piano culturale, e di competizione, sul piano economico, per il controllo delle risorse.
  • Le città stato della costa trovano aggregazione tra loro su base etnica. I Filistei matureranno comportamenti concertati nei confronti dei popoli degli altopiani a ridosso del loro territorio.
  • Le tribù degli altopiani si aggregano attorno a due preesistenti insediamenti, Gerusalemme e Sichem
  • Successivamente aggregheranno le zone agricole limitrofe,la piana di Yezrael e la costa settentrionale della Galilea.
  • Analogamente altri gruppi etnici, in particolare in Transgiordania, avranno lo stesso processo di aggregazione, distinguendosi sempre più dai gruppi israeliti.
  • All’inizio dell’età del Ferro si assiste all’aggregazione delle tribù dell’altopiano attorno a Sichem a nord e a Gerusalemme a sud.
  • La cultura tribale prenderà il sopravvento in tali città.
  • Aggregheranno tribù affini
  • Gli Habiru arriveranno a costituire attorno alla città di Sichem il regno di Saul e di quello di David a Hebron
  • David combatte alla testa di una sorta di “banda”, fatta per lo più di sbandati Habiru
  • Gerusalemme, abitata dai Gebusei, verrà annessa ai territori già tenuti da David e ne farà la sua città
  • Vi porterà da Hebron il culto di Yahvè
  • A nord, attorno a Sichem assumerà importanza il clan efraimita.
  • Da città cananea Sichem diverrà centro di una formazione tribale
  • Diverse tribù pastorali devono dividersi il territorio: nella piana di Megiddo c’è Manasse; più a nord Asher, Neftali e Zabulon.
  • Le loro vicende, enfatizzate, sono collocabili nel periodo della conquista della terra promessa (Giosuè) e dei Giudici.
  • Lo scontro storicamente più plausibile è la battaglia a Ta’anak presso Megiddo, con le milizie tribali di Zabulon issacar, Neftali Manasse, Efraim e Beniamino, guidate da Barak (Debora) che affrontano i carri da guerra delle città cananee guidati da Sisera.
  • Quella coalizione delle tribù viene definita “Israele”.
  • Il futuro regno del nord andrà poi a chiamarsi così
  • L’inclusione di Gerusalemme dà al regno una struttura amministrativa e una gerarchia, una distribuzione di ruoli e responsabilità.
  • Non è possibile dare attestazione certa che il regno di David si sia esteso a nord oltre Sichem
  • David riuscì a trasmettere il trono a uno dei suoi figli, l’ultimo, Salomone, dando origine a una vera e propria dinastia.

Con Salomone due scenari:

  • il primo: l’estensione del regno non fu maggiore di quello assegnabile a David;
  • il secondo: un regno ancora in espansione che copre l’alta Galilea a nord e il Negev a sud.
  • Salomone rafforza l’apparato amministrativo. Il suo regno è qualificabile come “amministrativo” in contrasto con quello “militaresco e guerriero” di David
  • Alla morte di Salomone la tribù di Beniamino confermò i suoi legami con Gerusalemme e con Giuda
  • Efraim si collegò con Manasse. La nuova entità politica assunse il nome di Israele e Geroboamo fu il primo re.
  • L’elemento tribale prevalse su quello cittadino,
  • Si verificarono successioni violente, interventi di profeti, rigetto delle strutture fiscali e amministrative, particolarismo tribale.
  • Solo con il re Omri si ha un decollo politico istituzionale e economico del regno. Dopo di lui Achab. In tutto una trentina d’anni.
  • Omri fondò Samaria, la nuova capitale a nord ovest di Sichem.
  • In Israele vigeva il pluralismo religioso. In particolare Elohim, Baal (e Yahvè)
  • Re Yehu sosteneva il culto di Yahvè contro il baalismo.
  • Spalleggiato da Eliseo e da altri profeti, sui quali la tradizione popolare raccontava episodi miracolosi (tra cui l’ascesa al cielo di Elia).
  • Yahvè divenne il “dio nazionale”, ma il suo culto teneva in conto la presenza di altre divinità, anche ufficialmente accettate, e convisse con il culto di Baal in particolare.
  • La dinastia di Yehu portò infine stabilità e benessere nel regno
  • Ma nel 745 salì al potere il re assiro Tiglat-pileser III che alcuni anni dopo entrò nel territorio di Israele, deportò le elite e importò gente straniera.
  • Alla morte di Salomone, quindi, il regno di Gerusalemme rimase circoscritto al territorio di Giuda e Beniamino.
  • Il primo re fu Roboamo, figlio di Salomone.
  • Tra i secoli X e VIII si assistè a una lenta crescita di Giuda.
  • Nell’VIII secolo la popolazione stimata era di 110.000 abitanti
  • Lo Yahvismo della casa regnante non implicava l’esistenza di un’unica religione di stato: gran parte della popolazione era dedita ai culti agrari della fertilità.
  • Ciononostante lo yahvismo fu più saldo a sud che a nord probabilmente per due motivi:
    • la marginalità topografica di Giuda, meno esposta a influenze esterne e concentrata sulla capitale dove il tempio fungeva da polo di attrazione.
    • la probabile origine meridionale di Yahve. Nella Bibbia le teofanie di Yahve si verificano tutte al sud, dove erano presenti anche i Madianiti
    • Comunque, pur se diversi in potenza e ruolo internazionale, Israele e Giuda sono nel periodo tra l’inizio del IX secolo e la fine dell’VIII secolo due regni che condividono molti aspetti di un’ideologia religiosa e politica:
      • un dio nazionale, astratto, cui il popolo è legato da una promessa,
      • la guerra santa,
      • la punizione dell’infedeltà
    • Il re d’Israele Peqah minacciò l’indipendenza di Giuda e pose Gerusalemme sotto assedio.
    • Il re di Giuda Achaz chiese aiuto a Tiglat Pileser dichiarandosi suo servo e versandogli tributi.
    • Il re assiro colse l’occasione per invadere la Galilea (734-733)
    • Si stima che circa 13.500 israeliti vennero deportati in Siria
    • Nel 721 cadde anche Samaria e altri 27.000 furono i nuovi deportati
    • Giuda ritenne di non dover a quel punto pagare più alcun tributo, ma la Siria l’attaccò. Gerusalemme resistette, ma i deportati da Giuda furono circa 200.000
    • Nel territorio di Israele furono immesse popolazioni assire e di province assire, allo scopo di arrivare ad una assimilazione sul piano sia linguistico che culturale e politico.
    • L’assimilazione linguistica portò alla diffusione dell’aramaico
    • L’assimilazione religiosa sfociò in un sincretismo tra i diversi culti.
    • Lo Yahvismo permaneva, sia pure modificato, poiché comunque rappresentava l’unico legame con i fratelli di Giuda.
    • Gruppi di Israeliti siano passati nel territorio di Giuda, contribuendo alla crescita demografica, alla competenza amministrativa e all’elaborazione religiosa (il culto di El -Elhoim del nord scende a sud)
    • Gerusalemme divenne punto di riferimento anche per gli scampati del nord
    • Le riforme religiose di re Ezechia di Giuda, dovute anche all’afflusso di sacerdoti e leviti dal nord trasformarono Yahvè da dio nazionale a dio esclusivo, (i profeti a sostegno sono Osea, Michea, Isaia (profeti che da nord passarono a sud).
    • alla morte di Ezechia, il suo successore Manasse reintrodusse il pluralismo religioso.
    • Quando l’Assiria perse il controllo delle sue provincie più lontane, in Giuda salì al trono Giosia (640-609)
    • Diede nuovo impulso sul piano religioso, politico e ideologico.
    • sostituì una dipendenza e fedeltà al signore terreno, l’imperatore assiro, con una dipendenza e fedeltà al signore divino Yahvè.
    • Il “ritrovamento” del Libro della legge ha così lo scopo di fornire i concetti fondamentali del progetto che Giosia voleva far passare:
      • Yahvè è dio unico
      • rapporto speciale con il suo popolo, basato su un “patto”
      • Yahvè ha dato a Israele la terra di Canaan
      • Canaan dovrà essere conquistata secondo le procedure della guerra santa
      • il popolo deve fuggire da ogni idolatria
      • il tempio deve essere uno solo a Gerusalemme
    • Giosia ristrutturò il tempio di Gerusalemme, lo ampliò e fece distruggere ogni altro luogo di culto.
    • La storiografia posteriore attribuì a Salomone la costruzione e l’arredo del tempio, costituendo di quell’episodio uno dei miti fondativi del popolo.

 

  • Il ripristino della festa della transumanza (Pesah) avrebbe avuto lo scopo di  indurre il popolo ad andare almeno una volta l’anno al tempio di Gerusalemme.
  • Fu ancora l’impostazione deuteronomista (del libro ritrovato) a fornire l’idea che la Pasqua dovesse venire collegata all’episodio fondante della “fuoriuscita dall’Egitto”

 

  • Si insistè (con il profeta Geremia) perché anche le tribù del nord si riunissero attorno al tempio di Gerusalemme. Tale tentativo non ebbe però successo.
  • Secondo la medesima scuola di pensiero deuteronomistica si scrisse la storia del popolo a partire da Mosè fino a Giosia secondo quella chiave di lettura.
  • Lo scopo era dimostrare che le fortune del popolo di Israele erano direttamente collegate al loro rispetto del patto con Yahvè.
  • La morte in battaglia di Giosia a Megiddo contro l’esercito egiziano, interruppe il suo progetto.
  • La sconfitta militare e il ritorno dell’Egitto sopra Israele fece vacillare la fede in Yahvè, il quale non aveva sostenuto il suo popolo.
  • I profeti si prodigarono a dare la colpa alla persistente infedeltà del popolo.
  • Il progetto di Giosia fu però il cardine di una nuova consapevolezza del popolo e dell’idea di unirsi e allearsi con un dio unico con cui stringere un patto esclusivo.

  

Quel progetto fornì la traccia per la ricostruzione retroattiva della storia d’Israele che si sarebbe affermata nei secoli successivi, scritta nei testi che formeranno la Bibbia

  • L’impero babilonese (o Caldeo) andava espandendosi e arrivò ad aggredire Giuda e assediare Gerusalemme
  • Al tempo di Ioiakim (597 a.c.) il Regno di Giuda venne sconfitto da Babilonia
  • Il Tempio di Gerusalemme fu parzialmente distrutto
  • Ne seguì una prima deportazione dell’élite
  • Una seconda deportazione si verificò dieci anni dopo (587 a.c.) a seguito di una rivolta contro Babilonia al tempo del re Sedecia.
  • Gerusalemme fu rasa al suolo e ciò rappresentò la fine del Regno di Giuda
  • Infine cinque anni più tardi, secondo Geremia, si verificò un terzo esilio, con una nuova deportazione dell’èlite religiosa, politica e economica.
  • La popolazione rurale rimase dov’era, come già al nord.
  • La Bibbia la identifica come “am ha’aretz”.
  • Fra questi “rimasti” permaneva un qualche culto di Yahvè anche in assenza delle élites.
  • Durante l’esilio babilonese, privati della terra e del tempio, i Giudei plasmarono nuove forme identitarie basate su una religione molto innovativa in cui riconoscersi e distinguersi.
  • In particolare i due segni di distinzione più evidenti furono:
    • la circoncisione e
    • l’osservanza del sabato
    • Tale religione permise la loro sopravvivenza come entità socioculturale.
    • Fu in questi anni che si formò quella che venne da loro considerata la definitiva interpretazione del culto di Yahvè
    • Si cominciò a metterla per iscritto sulla base del vecchio progetto di Giosia, configurando così gradualmente la forma e i contenuti degli altri libri di quella che sarebbe poi diventata la “Torah.”
    • Quando i Persiani presero Babilonia, il loro re, Ciro il Grande, permise il rientro dei Giudei (539 a.c.) e la ricostruzione del Tempio (515 a.c.).
    • Non tutti rientrarono volontariamente: una parte fu indotta o costretta.
    • Molti rimasero in Babilonia.
    • I “ritornati” definirono se stessi “il resto di Israele”, in contrapposizione con “i rimasti”.
    • Il “resto” disconobbe i Samaritani
    • Secondo il testo biblico, opera degli intellettuali e dei sacerdoti, le innovazioni religiose introdotte vennero proposte come

Restaurazione dell’autentico culto antico

  • Tale azione innovativa si coglie in particolare nei libri di Esdra e Neemia
  • Storici e archeologi individuano diverse innovazioni, che caratterizzarono da quel momento in poi il giudaismo:
    • Il definitivo trionfo del monoteismo più intransigente;
    • L’assegnazione del culto ai Sacerdoti e, in subordine, ai Leviti (Libro del Levitico)
    • L’esclusione del re dalla funzione sacerdotale
    • L’autodefinizione di popolo chiuso, distinto e separato dagli altri
    • L’adozione dell’aramaico come lingua corrente
    • L’adozione di un nuovo calendario
    • Il trauma dell’esilio costrinse i Giudei a reinterpretare se stessi e la loro religione.
    • L’esilio generò la necessità della messa per iscritto di tutto quanto era inteso come sacro fino ad allora, includendo i libri profetici e gli scritti del tempo.
    • Le parti più antiche di testi  già scritti in precedenza, vennero ritoccate e armonizzate alle nuove.
    • Il culto veniva reinventato in una dimensione più spirituale (senza più tempio, né re, né territorio).
    • Tali modifiche rimasero poi cristallizzate anche dopo il ritorno in terra di Giuda.

Il processo identitario, la promessa divina ad Abramo di moltiplicare a dismisura il popolo e diffonderlo su tutta la terra si realizzò non già nella vittoria e nell’indipendenza, come vagheggiato da chi formulò quella promessa; ma proprio al contrario, per effetto della sconfitta, della dispersione e della sottomissione imperiale.

 

Il periodo ellenistico

  • Le conquiste di Alessandro Magno spazzarono via l’impero persiano, poi i territori lungo la costa mediterranea. Tutte le città fenicie capitolarono. Poi Alessandro si portò verso la Palestina, entrò in Egitto, accolto come liberatore dagli Egiziani.
  • Giuda e Samaria divennero provincie dell’impero di Alessandro.
  • Alla morte di Alessandro l’impero venne suddiviso tra i suoi generali. Di questi due ci interessano : Tolomeo e Seleuco
  • Tolomeo assunse il controllo dell’Egitto, con capitale la nuova città di Alessandria che divenne una delle più grandi metropoli del mondo antico.
  • Seleuco, dopo essere diventato signore di Babilonia, estese il proprio potere alla Siria e l’Iran
  • Entrambi puntavano alla Palestina, come terra di transito e di congiungimento.
  • Vi riuscì Tolomeo (301 ac).La Palestina fu governata dai Tolomei per quasi un secolo.
  • Verosimilmente gli ebrei avevano lo status avuto sotto i persiani (autonomia).
  • I Tolomei non interferivano sulle questioni interne
  • E’ attestato lo sviluppo di un’aristocrazia sacerdotale.
  • Nel frattempo in Egitto la popolazione ebraica, presente da secoli, era cresciuta enormemente anche grazie a una nuova ondata di immigrazione, per lo più forzata. (nel I secolo si stima 1 milione di persone in totale)
  • Alessandria divenne un centro ebraico e gli ebrei fuori Palestina superavano in numero quelli residenti in patria.
  • Gli ebrei egiziani adottarono la lingua greca. Per questo si decise di tradurre i testi sacri in greco (dei settanta)
  • Ciò la rese fruibile anche ai gentili e, per contro, la lingua greca avvicinò gli ebrei al mondo ellenico.
  • In seguito tali sviluppi avrebbero portato a facilitare la diffusione del cristianesimo.
  • Nel 198, con Antioco Epifane, l’impero seleucide distrusse, dopo una lunga guerra, l’armata egiziana a Paneas (Banias) presso le sorgenti del Giordano e annesse quindi la Palestina, nella gioia degli ebrei, felici per la fine di quella guerra.
  • Antioco mostrò agli ebrei la più grande considerazione: fece rientrare i rifugiati, liberò i prigionieri.
  • L’ellenismo ormai era diffuso e nemmeno gli ebrei di Palestina ne rimasero immuni.
  • La Palestina era punteggiata di colonie greche: a Samaria (divenuta Sebaste) Acco (Tolemaide) Beth Shean (Scitopoli) tra le tante.
  • Le ambizioni di Antioco III, in particolare nei confronti di Roma, contro cui aveva osato misurarsi militarmente, lo portarono a sottoscrivere una pace umiliante con i romani (Pace di Apamea)
  • dovette cedere ai Romani tutta l’Asia minore
  • Antioco IV Epifane, spinto dal bisogno di pagare i tributi a Roma adottò una politica repressiva, depredando i tesori dei templi, compreso quello di Gerusalemme. (V. Libro di Daniele)
  • Incoraggiò, quando non impose l’ellenizzazione, compreso il culto di Zeus e di altri dèi greci.
  • La tensione salì al punto che Antioco  decretò la proscrizione del giudaismo.
  • Trattò Gerusalemme come città nemica, vi fece entrare l’esercito che massacrò la popolazione e saccheggiando la città.
  • Il tempio divenne sede del culto ellenico di Zeus e vi venne offerta carne di maiale.
  • Le famiglie che circoncidevano i figli venivano messe a morte e la popolazione veniva costretta a mangiare cibo non kosher.
  • Se tutto ciò fu accettato da diversi strati della società israelita, compresi anche parte dei sacerdoti, spinse molti altri ebrei alla ribellione (II Maccabei)
  • Nel 167 ac Giuda Maccabeo (il martello) organizzò la resistenza per l’indipendenza.
  • Marciò su Gerusalemme, intrappolò la guarnigione seleucide e purificò il tempio.
  • Nel 164 ac, tre anni dopo la sua profanazione, il tempio fu nuovamente consacrato tra grandi festeggiamenti (Festa di hanukkah)
  • Nel 161 la famiglia degli Asmonei (fondata da Simone Maccabeo) firmò un’alleanza con Roma nella quale erano trattati come famiglia dominante di uno Stato indipendente.
  • Israele divenne di nuovo indipendente dopo circa 440 anni
  • Il giudaismo stava ormai assumendo i tratti essenziali
  • La comunità ebraica si riorganizzò attorno alla Legge
  • Venne sviluppato un canone delle Scritture
  • Furono definiti i termini del culto del Tempio, della Sinagoga
  • Sorse la classe degli Scribi, il cui compito era lo studio della Legge e la sua trasmissione scritta
  • Si diffusero i maestri di saggezza che si prodigavano a far capire che la massima saggezza era temere Dio e osservare la legge. Saggezza era sinonimo di legge
  • I Farisei, che affiancarono alla legge scritta la loro legge orale (contro la quale Gesù si scaglierà più volte)
  • Nasceva l’ideale del “popolo santo
  • Tale corpo di regole portò alla separazione degli ebrei dagli altri popoli
  • Generò diffidenze.

Il terzo figlio di Simone Maccabeo, Giovanni Ircano voleva restaurare la grandezza dei tempi di David.

  • Considerò tutta la regione come eredità divina della nazione ebraica.
  • Iniziò una serie di lotte di conquista della terra. Invase la Samaria, distrusse il tempio di Garizim.

Il figlio di Giovanni, Alessandro Gianneo proseguì nell’opera del padre con conquiste e conversioni forzate.

  • Passò a est del giordano conquistò tra le altre città, Petra.
  • Roma si preoccupò di quell’espansione e aspettava il momento giusto per intervenire
  • Alla morte di Alessandro, la vedova Salomè cercò di evitare lo smembramento del regno, ma morì poco dopo nel 67 ac.
  • Un ministro del regno Antiparto un idumeo, mezzo ebreo e mezzo ellenizzante, venne a patti con Roma e nel 63 concluse un accordo con Pompeo, generale romano.

Erode “il Grande”

  • Il figlio di Antiparto, passato alla storia con il nome di Erode il Grande si ancorò ancor più al sistema romano
  • rese la Giudea un regno vassallo di Roma.
  • Sopravvisse a faide famigliari e chiese aiuto a Roma che lo nominò re amico e alleato del popolo romano (di fatto un fantoccio).
  • Tornò in oriente alla testa di 30.000 fanti e 6.000 cavalieri romani e prese Gerusalemme.
  • Sterminò gli Asmonei
  • All’epoca il numero degli ebrei, tra nati e convertiti, era di circa 8.000.000 di cui 2.400.000 circa in Palestina.
  • Erano in pratica il 10% degli abitanti dell’impero romano del periodo.
  • Fu un grande edificatore, amante delle arti, progressista, ma anche molto crudele, a partire dai membri della sua famiglia
  • Erode il Grande morì nel 4 ac e fu sepolto all’Herodion

Fine del Regno di Israele

  • La pressione di Roma sul popolo aumentava fino a sfociare in rivolta.
  • La resistenza ebraica fu furibonda e disastrosa, operata da piccole minoranze intransigenti (zeloti, sicari)
  • Nel 70 dc Gerusalemme venne conquistata e distrutta.
  • Nonostante il volere di Tito, fu distrutto anche il Tempio
  • I combattenti superstiti si rifugiarono per lo più a Masada
  • Tre anni dopo la X legione entrava nella fortezza.
  • Flavio Giuseppe registra 960 persone fra insorti e le loro famiglie.
  • Le ultime sollevazioni contro Roma si verificarono tra il 131 e il 135 dc.
  • nel 135 gli insorti sconfitti si rifugiarono a Gerusalemme, che fu espugnata e distrutta.
  • Fu la fine della storia dello stato ebraico dell’antichità
  • Roma avviò una poderosa deportazione che lasciò sulla loro terra solo il popolino.
  • Sacerdoti, mercanti, capi politici e militari furono trasferiti come schiavi a Roma e in altre zone dell’impero, smembrando così il tessuto politico e sociale del Regno di Israele
  • Roma rinominò la terra di Israele “Philistine” ovvero terra dei filistei, in sfregio agli ebrei
  • L’ostilità contro gli ebrei nel I sec. dc era funzione del monoteismo e delle sue conseguenze sociali:
    • un dio unico, che non si vedeva, al quale si doveva credere senza compromessi
    • la pratica della circoncisione, considerata barbara e disgustosa
    • le norme alimentari e igieniche

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ISRAELE, UNA STORIA D’AMORE

ISRAELE, UNA STORIA D’AMORE: QUELLA DI UN POPOLO PER LA SUA STORIA

Autore: Giorgio Tavani

L’idea di questo corso nasce dalla constatazione che del Popolo di Israele, degli Ebrei, in realtà si conoscono, parlando in generale, poche cose, spesso costituite da luoghi comuni, affermazioni scontate. Tante posizioni e opinioni al riguardo si sono formate, potremmo dire nei secoli, sull’onda del sentito dire e su quella di assiomi non dimostrati, presunte verità e, soprattutto, di enormi vuoti di conoscenza che talvolta finiscono con il dare una visione distorta e parziale del mondo ebraico antico e attuale.

Quella di Israele è storia di un Popolo che in modo per lo più inspiegabile, è sopravvissuto a condizioni nelle quali ogni altra minoranza si è dispersa, disciolta all’interno della società dominante che la ospitava. Quindi Israele oltre a essere la sua narrazione, è identità, è attaccamento a un credo sociale e religioso, è i suoi miti fondativi come è, allo stesso modo, la sua realtà storica che dura da più di tre millenni. Israele è una storia da raccontare, al di là di “quel che si sa” e di “quel che si dice”, con verità, disincanto e inquieto amore.

Nella prima parte del corso, prima si riassume brevemente quella che sarebbe la storia di Israele se ci si attenesse al semplice racconto biblico, per poi entrare nel merito delle sue vere origini, della formazione del suo processo identitario così come risulta dagli studi archeologici, storici e storiografici. Tale seconda trattazione inizia dall’età del Bronzo fino alla dispersione del II secolo DC ad opera dei Romani (la “Diaspora”). In essa si esaminano gli eventi riguardanti quei clan e quelle tribù che hanno nei secoli gradualmente determinato la formazione di un Popolo a noi noto come “Israele”. L’intendimento è quello di descrivere un processo formativo molto più frammentato e discontinuo, ma anche più ricco e vero, di quello che ci viene dato dal racconto biblico, nel rispetto di quest’ultimo per quanto riguarda il suo significato universale che ne trascende la verità storica.

Si affrontano poi, nella seconda parte, quelli che sono i “miti fondativi”, vale a dire ciò che è scritto nella Bibbia ma non è storicamente verificabile (per capirsi: le vicende dei Patriarchi, Mosè e l’Esodo, i Giudici); come e perché si sono formati, quando sono stati “canonizzati”.

Si passa quindi, nella terza parte, a ripercorrere le vicende del Popolo di Israele parallelamente nella Palestina e, nella quarta parte,  in Europa dalla diaspora fino al XIX secolo. Qui l’intendimento è quello di sollevare gli interrogativi circa la sopravvivenza di quel Popolo e la sua resistenza all’assimilazione sociale e religiosa. Un Popolo che ha mantenuto una sua identità, una sua storia e una sua religione distinte da quelle dei Regni, degli Stati, dei Popoli che in Palestina lo hanno tempo per tempo dominato e in Europa lo hanno ospitato.

Si arriva così, con la quinta parte, al XIX e al XX secolo, quando – almeno in parte – i due percorsi (palestinese e europeo) tornano a fondersi, sull’onda dei movimenti risorgimentali europei, con il ritorno degli ebrei d’Europa in Palestina. Gli aspetti sociali attuali dell’ebraismo oggi, sia in Israele che nel mondo, vengono presentati in modo sintetico.

Cultura e formazione della religione sono trattati insieme con lo scorrere della narrazione storica. L’enfasi rimane sulle vicende storiche, sulle traversie e sull’inusitato attaccamento alla propria identità, al sentirsi “Nazione”, con le proprie tradizioni, la propria religione e cultura, per diciotto secoli.

Il corso si tiene a:

TRADATE, presso UniTre – via Mameli, 13 – Tel 0331 844887 – Il mercoledì, dal 6 novembre al 4 dicembre 2013 dalle ore 14.30 alle 15.45;

VARESE, organizzato da Varese Corsi – piazza della Motta 4, Varese Tel 0332 235590. Gli incontri si terranno in via Cairoli, 16 – Varese il lunedì dal 13 gennaio al 10 febbraio 2014, dalle ore 20.30 alle 22.00.

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