Il Corto Letterario e l’Illustrazione 2014 – I giudizi di ADOPERA

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A distanza di una settimana dalla presentazione dei finalisti del concorso ” Il Corto Letterario e l’Illustrazione 2014″, i frequentatori del blog ADOPERA hanno stilato una classifica molto diversa da quella decretata dai giudici ufficiali, promuovendo “Whatsapp” di Maddalena Molteni al primo posto con un quarto dei voti (27). Un racconto breve e scanzonato, ironico e divertente che lascia senz’altro di buon umore. Come non riconoscersi tra gli sventurati schiavi dei social network?

A ruota “U’nare dònare tènare” di Gianfranco Pellegrini (10 voti), racconto bilingue italiano e friulano sui drammi della guerra vissuti dalle donne e “Al bonito sol de Cuba” di Alberto Marcolli (8 voti), un racconto breve su Cuba come simbolo della fuga dalla triste routine quotidiana.

Sono stati letti almeno 450 racconti tra quelli pubblicati e tra questi i primi 10 risultano: Whatsapp (59 click registrati), La domanda (58), Bisatòn (38), Nonno Rico alla guerra (36), Il Faggio di Villa Panza (36), Martirio? (26), Come diventai scrittrice (25), QuellaDellUltimoMiglio (21), Al bonito sol de Cuba (21), Te gusta la noche de Cuba? (18).

Che dire, il pubblico della rete cerca un tipo di scrittura immediata, ad effetto, disimpegnata? Non direi, anzi!

Alcuni dei racconti più letti sono introspettivi e richiedono più di un passaggio superficiale. Mi sembra che tutto sommato chi apprezza l’immediatezza di scritti al fulmicotone come “Whatsapp” sia poi anche abituato a clickare un “Mi piace”. In fondo è questo il senso della condivisione delle proprie scelte, l’assenza di remore nell’esporsi in prima persona al giudizio degli altri.

Il Corto Letterario e L’Illustrazione 2014 – Risultati

Si è concluso domenica 30 Novembre 2014 il decimo Concorso internazionale “Il Corto Letterario & l’illustrazione” con la premiazione dei vincitori.

E’ stato “Il giorno più lungo del corto” il pomeriggio organizzato dall’associazione Il Cavedio, un momento di suspance che ha visto premiati i migliori racconti partecipanti alle varie sezioni del concorso.

Più di 500 elaborati, con una maggioranza di autori donne” da Sicilia, Campania, Lazio, Lombardia, Friuli e Veneto e opere provenienti anche da Portogallo, Germania, Spagna.

Possiamo ora leggerli in santa pace e scambiarci opinioni e commenti. Ma non solo, clickando sull’iconcina “Vota il racconto” possiamo esprimere il nostro giudizio, forse diverso dalla giuria, forse meno professionale … stiamo a vedere cosa ne esce. Il bello di ADOPERA è proprio questo, adottare le opere che più ci emozionano. Continua a leggere

ÙNARE DÒNARE TÈNARE…

E davvero che non erano né di pastori né di montanari, quei fuochi oltre il Natisone.

E. Bartolini

e adesso cosa faccio Madonnina santa aiutami sono bloccata qui sul carro di Pieri beato uomo col mio piccolo in mezzo a questo inferno ho pensato tutta la notte cosa fare vado o resto vado o resto via avanti così tutta la notte stamattina in piazza c’era il finimondo Signore Iddio tutti che correvano tutti che gridavano di scappare che i tedeschi ci ammazzano tutti macché ci ammazzano tutti possibile ho pensato non sono mica bestie tant’è che chi è già stato sotto di loro non ne parla male ma poi oh Madre santa che cosa mi è toccato di sentire non può essere vero che tagliano le mani e i piedi anche ai bambini anzi proprio ai bambini e con quella ho deciso di partire anch’io per fortuna che avevo già preparato tutto ieri sera così stamattina avevo tutto pronto il bambino a posto due borse di vestiti di ricambio e qualcosa da mangiare guarda non ho neanche chiuso la porta a chiave per cosa poi perché spacchino tutto tanto entrano lo stesso se vogliono due calci alla porta e si rompe tutto e poi bisogna aggiustare anche quella così quando è passato Pieri col carro e mi ha detto che aveva ancora posto ho passato su bambino e borse e mi sono arrampicata fin dentro al cassone almeno non piovesse oh Maria vergine tienimi una mano sulla testa se fossi sola andrei in capo al mondo ma con questo bambino così piccolo e per di più neanche del tutto a posto poverino non potrebbe smetterla di piovere anche se qui sotto il telo cerato non ci si bagna ma fa freddo fa un freddo cane ci mancherebbe solo che si ammalasse questa creatura è sano come un pesce mi ha detto il dottor Fabris ma allora che cos’ha va solo un po’ per le sue è appena un po’ come si potrebbe dire ritardato e sì che cammina come tutti gli altri bambini tranne che per quel modo un po’ strano di guardare con la testa piegata un pochino da una parte perché mai dev’essere diventato così è stata la paura mi dice sempre mio marito la paura per essere uscita dalla mia famiglia ed essere andata ad abitare in un’altra casa e in una nuova famiglia macché ma non diciamo stupidaggini quale paura io di paura non ne ho mai avuta non ho mai avuto paura di niente io ce l’ha dato così il Signore e così ce lo teniamo ne faremo un altro e ci verrà meglio magari una bambina basterebbe che finisse questa guerra maledetta che finisse una volta per tutte e che ci restituisse i nostri uomini dormi adesso creaturina dormi anìn anìn a nolis cumò che al duar il lôf lu cjaparìn pe code lu puartarìn tal cjôt eccolo che chiude gli occhi i bambini dormono dappertutto quando hanno sonno anche se la culla è un carro duro come questo di Pieri anche se fuori c’è il finimondo e il cannone tuona sempre più vicino di quello sì che ho paura e anche del grande botto di ieri sera ho avuto paura dalla finestra del granaio verso la bassa si vedeva come una muraglia di fuoco don Bepo oggi diceva che è saltato il deposito delle munizioni a Bolzano no no angioletto non svegliarti dormi dormi ùnare dònare tènare cuare cuarete pichete sunare campare morire tradire certo campare morire tradire tradire viene per ultimo viene dopo morire meglio morire piuttosto che tradire e chi resta qui tradisce la Patria lo ha detto anche don Bepo anche per questo sono venuta via perché anch’io sto con la Patria basta che ci lasci tornare a casa e che lasci ritornare il mio uomo ma che cos’è questo odore di vino neanche avessero rotto una damigiana aspetta che do un’occhiata fuori dal telone oh Madre santa benedetta quanta gente non si capisce neanche dove siamo ci sono carri da tutte le parti ma senti che odore di vino ah ecco là i due pioppi in fondo alla braida di Bidin allora siamo vicino al Pasc vediamo se riesco a guardare dall’altra parte ci dovrebbe essere la casa di Gjeme eccola eccola là ma è tutta spalancata anche la porta della cantina è aperta adesso capisco da dove viene l’odore del vino oh Signore benedetto guarda là il vino che scorre sul selciato come il sangue del maiale e si disperde lungo il sentiero dell’orto ma come i tedeschi non sono ancora arrivati fin qui allora vuol dire che sono stati gli italiani ma perché non è possibile che abbiano spaccato le botti che cosa sono peggio dei tedeschi il mio uomo mi ha raccontato tante volte che gli italiani sono sempre stati egregi dappertutto almeno per quanto ne sa lui fin dalla guerra di Libia oh Signore non farmi pensare anche a quella mi ricordo come fosse adesso quanto ho patito allora che eravamo appena morosi e lui mi scriveva dal fronte e il cuore mi andava in mille pezzi quando arrivava quella busta giallina fino al giorno in cui mi ha scritto che stavano per mandarli all’attacco e che la situazione era disperata e mi salutava per sempre Addio Anna Addio Manzinello così aveva scritto e io ho accartocciato la lettera busta compresa e ho agguantato la padella con tutto il sugo dentro e l’ho lanciata fuori dalla porta e né mio padre né mio fratello avevano osato proferire parola e io di corsa sono andata a piangere nella stalla accovacciata nella tromba del fieno finché non mi sono calmata pensando a quando mi ero fatta trovare alla fine del brolo di Tomason proprio all’angolo della muraglia e lui credeva che fosse capitato per caso e mi ha seguita lungo il sentiero che attraversa i Moraruts e mi ha fermata senza saper cosa dire e io mi sono girata con la faccia verso di lui nel sole che stava tramontando dietro i pioppi del Pasc e gli ho piantato i miei occhi nei suoi e con quelli senza dir parola gli ho chiesto di baciarmi e non ho abbassato lo sguardo finché lui non ha trovato il coraggio di stringermi e di fare quello che io volevo che facesse mi calmo sempre quando penso a quel momento ecco che si muove il mio bambino speriamo che non si svegli dormi tesoro che fuori non c’è nulla che meriti di essere visto oh Madonnina benedetta quei poveri cavalli sul bordo della strada con le pance gonfie e le zampe all’aria e tutti quei fuochi lassù sulle colline che siano già arrivati fin lì i tedeschi se sono lì allora per mezzogiorno saranno già davanti a casa nostra ma perché stiamo fermi è già da un’ora che siamo fermi qui forse dovranno passare i soldati dovranno attraversare il Torre prima che li catturino i tedeschi e li facciano prigionieri o peggio oh Madre santa chissà dov’è il mio uomo Signore tienigli ti prego una mano sulla testa non sarà mica lui quel soldato di cui parlavano ieri sera che ha bloccato una colonna di tedeschi sul passo sopra Cividale per tre giorni si è sentita la sua mitraglia in mezzo al bosco e i crucchi che non osavano avanzare finché il terzo giorno l’hanno aggirato e l’hanno ammazzato povero e poi dicono che i nostri sono vigliacchi che lo vadano a dire a quel pazzo di uomo che ho sposato che sarebbe capace di farla una stupidata del genere stupido stupido non sai che hai un figlio a casa e che hai me tua moglie che cosa siamo noi allora siamo niente e vedi di tornare a casa vedi di ritornare a casa da questa guerra maledetta che ci divide che ci strappa il cuore e non ci lascia vivere si capisce bisogna servire la Patria mi hai detto prima di partire per la Libia e anche quando te ne sei andato via per questa guerra la Patria la Patria sembra una bella parola ti riempie la bocca la Patria sembra di dire padre e madre in un colpo solo ma ti manda a morire la Patria dimmi un po’ ma quali padri e madri mandano a morire i loro figli che Patria è mai quella che manda i suoi figli al macello guarda qui tuo figlio come dorme pacifico in mezzo a questo inferno avresti il coraggio di dirgli vai vai a morire per me almeno finisse di scendere questa pioggerellina leggera che entra nelle ossa ma che cosa fanno là hanno slegato le vacche del casale e le portano via guarda là quegli altri con galline e oche sotto il braccio e altri ancora laggiù che tracannano a garganella dalle bottiglie ma sono soldati sono soldati italiani ma allora chi è qui che tradisce no Patria io no che non ti ho tradita ma bada di non essere tu a tradire me qui non si capisce più nulla credevo che avessimo dovuto temere i tedeschi e invece qui c’è da aver paura degli italiani e io dove vado con questo bambino che cosa vado a cercare per il mondo se tutti rubano tutto dappertutto allora potevo starmene a casa io torno indietro scendo dal carro e torno indietro qui sono tutti pazzi da una parte e dall’altra io torno a casa tanto quello che ci avevo lasciato l’avranno già portato via e quello che ho con me è così poco che nessuno oserà rubarmelo con un bambino da sfamare andiamo stellina andiamo via da qui tanto noi dovremo sempre starcene sotto il giogo e obbedire che differenza c’è tra l’obbedire a qualcuno vestito di grigio piuttosto che a qualcuno vestito di verde nessuna no proprio nessuna differenza andiamo a casa almeno quello se il Signore gli concederà la grazia di rimanere vivo sarà il primo posto dove tuo padre verrà a cercarci

***

E pardabon che no jerin ni di pastôrs ni di montanârs, chei fûcs di là dal Nadison.

E. Bartolini

e cumò ce fasio Madonute sante judimi o soi blocade culì sul cjar di Pieri beât om cul gno piçul tal mieç di chest infier o ai pensât ce fâ dute la gnot voio o restio voio o restio vie indevant cussì dute la gnot vuê di matine in place al jere il montafin Signorut benedet ducj che a corevin ducj che a berlavin di scjampâ che i todescs nus copin ducj ma ce nus copin ducj pussibil o ai pensât no son mighe bestiis tant al è vêr che cui che al à za vût stât sot di lôr nol fevele mâl ma dopo oh Mari sante ce che mi à tocjât di sintî no pues sei vere che a tain lis mans e i pîts ancje ai fruts anzit propit ai fruts e cun chê o ai decidût di partî ancje jo cun di bon che o vevi za preparât dut nossere cussì a buinore o vevi dut pront il frut a puest dôs borsis di robe di cambiâsi e alc di mangjâ ve no ai stât nancje a sierâ la puarte a clâf a ce fâ par che a spachin fûr dut tant a jentrin istès se a vuelin doi rips e si creve dut e dopo e je di comedâ ancje chê cussì cuant che al è passât Pieri cul cjâr e mi à dit che al veve ancjemò puest o ai dât sù frut e borsis e mi soi rimpinade sù fin dentri dal casselot almancul che nol plovès oh Marie vergjine tegnimi une man sul cjâf se o fos di bessole o larès cjadaldiaul ma cun chel frut culì tant piçul e cun di plui nancje dal dut a puest puaret no podaressial fermâ di plovi si ben che culì sot dal telon cerât no si bagnisi ma al è frêt un frêt mostri mancje dome che si inmali chê creature al è san come un pes mi à dit il miedi Fabris ma alore ce aial al è dome un tic a se a pene un fregul cemût si podaressial dî ritardât e sì che al cjamine al fevele al rît come ducj chei altris fruts fale che pal mût un fregul strani di cjalâ cul cjâf pleât un pôc di une bande parcè aial mo di sei vignût cussì e je stade la pôre mi dîs simpri chel om la pôre di sei jessude di famee e di sei lade a stâ intune altre cjase e intune famee gnove ma ce ma no stin a dî stupidadis cuale pôre jo pôre no ’nd ai mai vude no ai mai vude pôre di nie jo nus al à dât cussì il Signôr e cussì lu tignìn o fasarìn un altri e al vignarà miôr magari une frute bastarès che e finìs cheste vuere maladete che e finìs une volte par dutis e che nus tornàs indaûr i nestris oms duar cumò creaturine duar anìn anìn a nolis cumò che al duar il lôf lu cjaparìn pe code lu puartarìn tal cjôt velu che al siere i voi i fruts a duarmin par dut cuant che a àn sium ancje se la scune e je un cjar dûr come chel culì di Pieri ancje se difûr al è il montafin e il canon al tone simpri plui dongje di chel sì che o ai pôre e ancje di chel grant bot di nossere o ai vude pôre dal barcon dal cjast bande disot si viodeve come une muraie di fûc pre Bepo vuê al diseve che al è saltât il dipuesit des munizions a Bolzan no no agnulut no sta dismoviti duar tu duar ùnare dònare tènare cuare cuarete pichete sunare campare morire tradire sigûr campare morire tradire tradî al ven par ultin al ven dopo di murî miôr murî pitost che tradî e cui che al reste ca al tradìs la Patrie lu à dit ancje pre Bepo ancje par chel o soi vignude vie parcè che ancje jo o soi cu la Patrie baste che nus lassi tornâ cjase e che e lassi tornâ cjase chel om ma ce isal chest odôr di vin che si sint nancje che a vessin rote une damigjane spiete che o doi une voglade fûr dal telon oh Mari sante ce tante int no si capìs nancje dulà che o sin a son cjars di ogni bande ma sint ce odôr di vin ah ve li i doi pôi insom de braide di Bidin alore o sin dongje dai cjasâi dal Pasc viodìn se o rivi a cjalâ di chê altre bande e varès di sei la cjase di Gjeme vele vele là ma e je dute spalancade ancje la puarte de cantine e je vierte cumò o capìs di dulà che al ven l’odôr di vin oh Signorut benedet cjale là il vin che al cor su la concolade come il sanc dal purcit e si dispiert pal troi dal ort ma cemût i todescs no son ancjemò rivâts fin chi alore al vûl dî che a son stâts i talians ma parcè nol è pussibil che a vedin spacâts i caratei ce sono piês dai todescs il gno om mi à contât tantis voltis che i talians a son simpri stâts regjos par dut là che a son lâts almancul di chel che al sa lui fin de vuere de Libie oh Signôr no sta fâmi pensâ ancje a chê mi visi come cumò trop che o ai patît in chê volte che a pene o morosavin e lui mi scriveve dal front e a mi il cûr mi leve a tocs cuant che mi rivave chê bustute zaline fin ta chê dì che mi à scrit che a stevin par mandâju al atac e che la situazion e jere disperade e mi saludave par simpri Addio Anna Addio Manzinello cussì al veve scrit e jo o ai fruçade la letare cun dute la buste e o ai cjapade la padiele cun dut il mangjâ dentri e le ai sgurlade fûr de puarte e ni gno pari ni gno fradi no vevin olsât a dî peraule e jo di corse o soi lade a vaî te stale scrufuiade te trombe dal fen fintremai che no mi soi bonade pensant a cuant che mi jeri fate cjatâ insom dal broili di Tomason propit sul cjanton de muraie e lui al crodeve che al fos stât un câs e mi à vignût daûr pal troi che al travierse i Moraruts e mi à fermade cence savê ce dî e jo mi soi zirade cu la muse bande di lui tal soreli che al leve a mont daûr dai pôi dal Pasc e i ai plantâts i miei voi tai siei voi e cun chei cence proferî peraule i ai domandât di bussâmi e no ai sbassade la cjaladure fin che lui nol à vût cûr di strenzimi tai siei braçs e fâ ce che jo o volevi che al fasès mi cuieti simpri cuant che o pensi a chel moment ve che si môf il gno frutut sperin che no si dismovi duar ninin che difûr nol è nie che al merti di sei viodût oh Madonute benedete chei puars cjavai sul ôr de strade cu lis panzis sglonfis e lis talpis par aiar e ducj chei fûcs là vie su lis culinis àno di sei za rivâts fin li mo i todescs se a son li alore par misdì a saran aromai fûr di cjase nestre ma parcè stino fers e je za une ore che o sin fers culì salacor a varan di passâ i soldâts a varan di traviersâ la Tor prime che ju cjapin i todescs e ju fasin presonîrs o ben piês oh Mari sante cuissà dulà che al è chel om Signôr tegnii ti prei une man sul cjâf nol sarà mighe lui chel che a fevelavin nossere che al à tignude blocade une colone di todescs suntun pas stret disore Cividât par trê dîs si à sintude la sô metraie tal mieç dal bosc e i mucs che no olsavin a lâ indevant fintremai che la tierce dì i àn cjapade la volte par daûr e lu àn copât puaret e dopo e disin che i nestris a son viliacs che a vadin a dîjal a chel mat di om che o ai maridât chel al sarès bon di fâle une stupidade dal gjenar stupit stupit no sâstu che tu âs un frut a cjase e tu mi âs me la tô femine ce sino nô alore sino nie e viôt di tornâ cjase viôt di tornâ cjase di cheste vuere maladete che nus divît nus dislidrise il cûr e no nus lasse vivi si capìs bisugne servî la Patrie tu mi âs dit prin di partî pe Libie e ancje cuant che tu sês lât vie par cheste vuere la Patrie la Patrie e pâr une biele peraule ti jemple la bocje la Patrie al somee di dî pari e mari dut tun colp ma ti mande a murî la Patrie dimi mo ma cuâi paris e maris mandino a murî i lôr fîs ce Patrie ise chê che e mande i siei fîs al macel cjale chi il to frut cemût che al duar pacjific tal mieç di chest infier varessistu cûr di dîi va va a murî par me almancul che e finìs di vignî jù cheste plovisine lizere che e jentre tai vues ma ce fasino là a àn dispeadis lis vacjis dal cjasâl e lis puartin vie cjale chei altris là vie cun gjalinis e ocjis sot dal braç e chei là jù che a bevin a gargat des butiliis ma a son soldâts a son soldâts talians ma alore cui isal ca che al tradìs no Patrie jo no ve che no ti ai tradide ma viôt di no sei tu a tradîmi me culì no si capìs plui nie o crodevi che o varessin vût di vê pôre dai todescs e invezit chi al è di vê pôre dai talians e jo dulà voio jo cun chest frut ce voio a cirî vie pal mont se ducj a puartin vie dut par dut alore o podevi sta cjase jo o torni indaûr o dismonti dal cjar e o torni indaûr ca a son ducj mats di une bande e di chê altre jo o torni cjase tant ce che o vevi lassât là lu varan za puartât vie e ce che o ai cun me al è cussì pôc che nissun nol olsarà a robâmal cuntun frut di dâi di mangjâ anìn stelute anìn vie di chi tant nô o varìn simpri di stâ sot dal cos e ubidî ce diference ise ubidî a un vistût di grîs pitost che a un vistût di vert nissune no propit nissune diference anìn cjase almancul là se il Signôr i darà la gracie di restâ vîf al sarà il prin puest dulà che to pari al vignarà a cirînus