Van Gogh Milano – L’uomo e la terra

van-gogh-paesaggio-con-covoni-di-grano-e-luna-che-sorge-1889« Anche se seguito a produrre opere nelle quali si potranno ritrovare difetti, volendole considerare con occhio critico, esse avranno una vita propria e una ragione d’essere che supereranno i loro difetti, soprattutto per coloro che sapranno apprezzarne il carattere e lo spirito. Non mi lascerò incantare facilmente, come si crede, nonostante tutti i miei errori. So perfettamente quale scopo perseguo; e sono fermamente convinto di essere, nonostante tutto, sulla buona strada, quando voglio dipingere ciò che sento e sento ciò che dipingo, per preoccuparmi di quello che gli altri dicono di me. Tuttavia, a volte questo mi avvelena la vita, e credo che molto probabilmente più d’uno rimpiangerà un giorno quello che ha detto di me e di avermi ricoperto di ostilità e di indifferenza. Io paro i colpi isolandomi, al punto che non vedo letteralmente più nessuno »

« Osservo negli altri che anch’essi durante le crisi percepiscono suoni e voci strane come me e vedono le cose trasformate. E questo mitiga l’orrore che conservavo delle crisi che ho avuto […] oso credere che una volta che si sa quello che si è, una volta che si ha coscienza del proprio stato e di poter essere soggetti a delle crisi, allora si può fare qualcosa per non essere sorpresi dall’angoscia e dal terrore […] Quelli che sono in questo luogo da molti anni, a mio parere soffrono di un completo afflosciamento. Il mio lavoro mi preserverà in qualche misura da un tale pericolo. »

« Mi sono rimesso al lavoro, anche se il pennello mi casca quasi di mano e, sapendo perfettamente ciò che volevo, ho ancora dipinto tre grandi tele. Sono immense distese di grano sotto cieli tormentati, e non ho avuto difficoltà per cercare di esprimere la mia tristezza, l’estrema solitudine. »

(Van Gogh – L’uomo e la terra – Palazzo Reale Milano – 18 Ottobre 2014 / 8 Marzo 2015)

Rassegnamoci, non li vedremo più

E’ di qualche giorno fa la notizia che un anonimo miliardario si è aggiudicato all’asta “L’urlo” di Edvard Munch per 107 milioni di dollari. E così era stato per “Nudo con foglie verdi e busto” di Pablo Picasso per 106 milioni nel Maggio 2010, “L’uomo che cammina di Alberto Giacometti per 104 nel Febbraio 2010, “Il ragazzo con pipa” di Pablo Picasso per 104 milioni nel Maggio 2004, il “Ritratto del dottor Gachet” di Van Gogh per 82 milioni nel 1990, il “Bal au mulin de la Galette” di Renoir per 78 milioni nel 1990. Gli ultimi due per la verità sono stati acquistati da Ryoei Saito, un miliardario giapponese che molto probabilmente li ha fatti bruciare al momento della sua morte nel 1999, estremo gesto di egoismo nei confronti di quelli che come noi gli sono sopravvissuti.

Al di là delle cifre che se effettivamente sborsate farebbero pensare ad una sbronza colossale dei fantomatici proprietari, c’è da chiedersi come mai l’arte contemporanea stimoli gli istinti più biechi dell’appropriazione e dell’occultamento di cadavere. Si perché se l’opera diventa di uso esclusivo di pochi, come potrà mai assolvere alla funzione primaria per la quale è stata creata: emozionare?

Rassegnamoci, non li vedremo più dal vivo.

E questo, forse, potrebbe farci pensare alla loro “relativa” importanza. Fly down please!