NAUFRAGIO (con spettatore) VIANDANTE

ImmagineLa metafora del viaggio, considerata da Blumenberg (Naufragio con spettatore, Il Mulino, Bologna, 1985) come lo strumento per comprendere l’esistenza umana, viene utilizzata per intendere la modernità rappresentata soprattutto nel passaggio da un osservatore distante dal naufragio ad un osservatore coinvolto e immerso nei pericoli della navigazione. Platone parla di una navigazione verso la Verità: il rischio è quello di raggiungere o meno la meta; Pascal parla di una navigazione dentro l’esistenza in cui il soggetto vive i pericoli che la navigazione comporta. Esiste anche l’esperienza di essere insieme naufraghi e spettatori di sé stessi; per Leopardi “il naufragar m’è dolce in questo mare” e di Ungaretti è il paradosso: “E subito riprende il viaggio/Come/Dopo il naufragio/Un superstite/Lupo di mare”. “Naufragio con spettatore” è in fondo una definizione non solo della filosofia, ma dello stato dell’arte. AI concetto di “naufrago” è, in qualche misura correlato quello di “viandante”. Umberto Galimberti (“Il viandante della filosofia” Ed. Aliberti) in una intervista spiega: “L’etica dei principi mutabili non funziona perché la natura è manipolabile. Potremmo ricorrere ad Aristotele, che ci indica nell’etica della ‘saggezza e prudenza’ la possibilità di valutare caso per caso. Fare una valutazione non significa dettare principi e regole, ma chiede di decidere se la questione in campo è vantaggiosa o no per l’essere umano, a seconda delle circostanze. Purtroppo ci troviamo in un’etica non eterna, – non immutabile, quella che io chiamo l’etica del viandante. E il viandante di volta in volta deve decidere come si fa a superare la montagna o a traversare il fiume.”

Portatevi la sedia

Mercoledi 20,30-22,30. 6 incontri dal 04 Aprile 2012

Conversazioni irrituali,a due voci, per non addetti ai lavori, sull’arte contemporanea dagli anni ’50 ad oggi: movimenti, autori, tematiche.

Parole chiave degli incontri: serendipità, ultrastimolo, ultrasottile, viandante, naufragio, specchio, chiralità, aptico, noeomai, estetica relazionale, dono.

Conduttori: Ermanno Cristini, Roberto Pugina

“L’arte è tutto ciò che gli uomini chiamano arte” – Dino Formaggio

“La questione dell’arte, quando è posta al livello generale di che cosa è l’arte , probabilemte non ha risposta” – Nigel Warburton, dopo aver esaminato una serie di tentativi filosofici di definire l’arte (teorie tutte in qualche misura difettose), conclude in questo modo un suo breve e brillante saggio di filosofia estetica.

Dovremmo dunque accontentarci della negazione wittgensteiniana sulla possibilità di una definizione ed accettare che molto probabilmente “arte” sia un termine basato su “somiglianze di famiglia” che sfuggirà sempre ai tentativi di fissarlo in una definizione.

Il corso non intende spiegare cosa sia “arte” e perché alcuni manufatti (oggetti ansiosi) siano considerati “arte” bensì, cercherà di porre interrogativi piuttosto che fornire risposte.

Il corso, procedendo rizomaticamente, si muoverà in qualsiasi direzione, cercando di stabilire nuove connessioni, nel tentativo di liberare il pensiero dall’assoggettamento a una forma-immagine predeterminata: vedere dietro di noi o, meglio, vedere non solo al buio, ma il buio.

Le parole chiave proposte sono un pretesto per un viaggio “liquido” nella postmodernità sapendo che non è detto vi sia ritorno.