Per fortuna è un film, grandioso quanto si vuole ma una finzione, con ricostruzioni ambientali bellissime ma di cartapesta. Tratta di odio tra pagani, cristiani ed ebrei che impongono il loro credo con la forza. Di mezzo c’è Ipazia, una matematica, astronoma, filosofa e sacerdotessa greca, vissuta ad Alessandria d’Egitto tra il 370 ed il 415 DC, e questa è storia. Lei crede solo nella filosofia, cioè nel pensiero e nella discussione libera nell’Agorà. Lei che antepone la logica all’ideologia, lei che non può fingere di credere ad entità astratte che non può comprendere. Lei che piuttosto preferisce soccombere. Ma è solo finzione? Non posso fare a meno di paragonarla ai fatti accaduti recentemente in terra d ‘Israele. Non è cambiato niente dopo quasi duemilaaaaaa anni? Un amico ebreo all’uscita dal cinema commenta che tutti noi dovremmo essere liberi di accettare o meno di appartenere ad una religione, io penso che dovremmo essere liberi da qualsiasi religione, e come individui liberi ricercare quello che ci manca.