Pittura e Fotografia: contaminazione o identità

A New York, Duchamp lavora ad una delle sue produzioni più importanti ed enigmatiche. Nel 1920, prima che il lavoro sia terminato, Man Ray scatta una fotografia dell’oggetto che ne diviene, a sua volta, una provocazione artistica.

“Proposi a Duchamp di andare a prendere l’apparecchio fotografico, che non avevo mai portato fuori dallo studio, per fotografare il suo vetro, come gli avevo offerto fin dalla prima visita. Avevo già notato che il pannello di Duchamp era illuminato da un’unica, nuda lampadina, ma sapevo per esperienza che la cosa non aveva importanza quando si trattava di fotografare un oggetto immobile. Fissando stabilmente la macchina sul suo cavalletto, con un tempo di esposizione sufficientemente lungo, il risultato sarebbe stato soddisfacente. Mentre fissavo l’obiettivo, il pannello, visto dall’alto, sembrava uno strano paesaggio. Era polveroso e qua e là i residui sfilacciati di stoffa e bambagia usate per pulire le parti ultimate gli davano un sapore di più profondo mistero. Il mistero, pensai, ecco il vero regno di Duchamp. L’esposizione doveva essere molto lunga; aprii dunque l’otturatore e uscimmo a mangiare qualcosa. Dopo un’ora circa tornai a chiuderlo e mi precipitai nel mio scantinato per sviluppare subito la lastra. Era un lavoro che facevo sempre di notte, non avendo una camera oscura. Il negativo era perfetto. Potevo confidare nella riuscita di qualsiasi futura commissione.”

Trascrizione dell’audioguida della mostra su Man Ray al Museo d’Arte di Lugano (Svizzera) – Marzo 2011

Un pensiero su “Pittura e Fotografia: contaminazione o identità

  1. Fulvio ha detto:

    Tutto iniziò con la camera oscura:
    Le prime informazioni sulla camera oscura risalgono al 1500. L’inventore della camera oscura fu l’arabo Alhazen (Bassora, 965 – Il Cairo, 1039). I suoi studi sui raggi luminosi e sulle teorie della luce, vennero approfondite da molti altri inventori tra cui il grande Leonardo da Vinci (che prese in considerazione una scatola con un piccolo foro chiamato “stenopeico”.
    Successivamente fu approfondita da Daniele Barbaro (Venezia, 1513 – 1570) che utilizzò la camera con l’ausilio di una lente migliorando così la nitidezza dell’immagine. Essa fu anche utilizzata dai pittori per riprodurre sulla tela i contorni dell’immagine esterna.
    (tratto da – L’invenzione della camera oscura – http://xoomer.virgilio.it/aifduena/camera%20oscura.pdf)

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