Il canto degli alberi
E’ giornata bella di sole e nuvole bianche sparse a fiocchi come i pon pon sulla mia berretta bianca. Andiamo al parco degli alberi che sfregano il cielo a scoprire dove nasce il vento. Chi fa il vento? Lo fanno le nuvole spostandosi, o sono tutti quegli uccelli che sbattono le loro ali forte forte?
Con la mamma e senza automobile entriamo nel parco, posso andare sull’altalena ah ah ah ah ah.
Ogni spinta un volo nuovo, un occhio su qualcosa che poco prima stava in una valigia senza nome. Forse sono tutte le altalene del mondo che spostandosi su e giù fanno il vento? Per me il mondo è ancora piccolo e si allarga pian piano come un poco di latte rovesciato sulla tavola. In altalena faccia di mamma grande, faccia di mamma piccola, faccia di mamma grande, faccia di mamma piccola e avanti indietro, avanti indietro.
Voglio chiedere tante cose, mappe e grattacieli verdi, ma le sillabe che escono dalla mia bocca succhiano un altro senso. Ah ah ah ah ah.allora acchiappo con le mani quello che vedo e mamma è contenta di sorrisi e baci anche se non capisce i miei versi. Mamma sa di buono, odore caldo ed erba, pane morbido e capelli teneri.
Forse anche lei vuole capire dove nasce il vento. Ma adesso le nostre parole non coincidono, le parole non coincidono sono solo lettere sparse in aria. Cambia il cielo, arriverà l’autunno?
Improvvisamente un’ape ronza intorno, brutto, paura, paura. Vrrrrrrrrrrrrrrr. Mamma non si accorge della bestia volante e immagina sia stanca di dondolare e masticare aria. Mi porta via dall’altalena in un botto. Peccato, mi piace tanto stare sull’altalena e masticare aria, e guardare faccia di mamma grande, faccia di mamma piccola, faccia di mamma grande, faccia di mamma piccola, avanti, indietro, avanti, indietro.
Ma per oggi mi accontento e arrivo a terra inizio a girandolare per il parco. Traballo, traballo a volte cado e ballo sull’erba ispida di istrici e foglie gialle e ottobre ma si incrociano ancora farfalle. Ancora non riesco a camminare spedita, ma non importa, rastrellare il terreno aiuta a raccogliere ogni cosa fra le dita, tocca tocca tocca ci sono castagne matte, fili d’erba e coccinelle.
Tesorino metti giù che altrimenti ti sporchi– dice
Io rimango delusa, cerco il suo sguardo, lo incrocio, penzola là in alto ma non vede, adesso è dietro e mi solleva. Uffa!
Di nuovo a terra, vado gattoni e a passi traballoni da un albero vicino per toccarlo e lui parla racconta del vento. Io sento che parla, cotoo cotoo cotoo. Ecco ci sono, la mia mano piccola piccola si posa sul tronco rugoso e faccio il solletico a tutta la pianta, su su fino in cima. Stiamo in compagnia io e l’essere di legno, mentre mamma parla con altra mamma di pappe e nanna. Io e il gigante ci raccontiamo sottovoce chi fa il vento. Respira profondo e muove uno sciame verde e giallo che si porta appeso a coriandoli. Pian piano l’albero alza un vento morbido per grattarsi e accarezzarmi, mi piace sentirlo sulla pelle e vedere le foglie che ballano sui rami come tanti piccoli pupazzi appesi. Più si agita più incita i vicini, a grattare il cielo, frustare l’aria e frullarla al centro, proprio lì dove nasce il vento. Mamma vuole tornare a casa dice che tutta quest’aria mi farà male alle orecchie e alla gola, mamma ansiosa. Mentre mi allontano dall’albero il vento si fa forte, sembra voglia trattenermi, cullarmi, come ninna nanna ninna nanna e le nuvole si fan più fitte e sono panna.
Un gatto mi fissa attento, ha capito che adesso so chi fa il vento.
Come faccio a spiegarlo alla mamma che sono gli alberi a fare il vento a loro piacimento? Lei non sente quel che sento io, ha solo paura che l’aria mi faccia starnutire e, non ascolta e non sente respirare i tronchi e chiacchierare i rami, bisogna che la chiami ad ascoltar le foglie e le loro voglie. Arriva con il passeggino e la sciarpa rossa, io la guardo e sorrido, allargo le braccia per farmi sollevare accompagnata dal canto degli alberi come in una danza fino al suo collo di suoni attutiti e carezze.
La mamma mi osserva silenziosa poi, leggera come imita i miei gesti il vento le sbatte i bei capelli in mille mulinelli.