Prove tecniche d’incontro amoroso
Una domenica di mezza estate
Da quasi un anno non ti vedo.
Soprattutto, da quasi un anno non mi vedi. E sono cambiata davvero tanto.
Lo sai, ma non immagini quanto. Ci sono state email dense. E telefonate incoraggianti e coraggiose, anche mentre le flebo mi versano il veleno benefico nelle vene.
Provo allo specchio una cloche sulla superficie cranica deserta, e penso al ritmo sbilenco di questa storia. Distanti ottocento chilometri, schiacciati tra il tempo avaro e l’illusione che ne resti anche per realizzare i desideri, infine ci accorgiamo che ne sono rimasti pochi spiccioli. Mi salvo nei sogni, e sogno tanto: a occhi chiusi riscrivo il passato, a occhi aperti invento il presente e il futuro.
Tre settimane fa, in una mail che titolava For your eyes only, scrivevi che saresti venuto presto. Solo per me, nessun convegno, riunione, pranzo di lavoro.
– Ho prenotato il volo, arrivo il trenta, alle dieci e un quarto – ha detto la tua voce al cellulare una settimana fa.
Un breve silenzio. Intanto le mie vene ricevevano goccia a goccia il liquido che di certo intossica e forse guarisce.
– Ti aspetto.
Lunedì
Arrivo in auto all’appuntamento, al solito posto, dopo lunghe prove davanti allo specchio. Sono diventata abile a vestire di colore il viso che, nudo, ti allarmerebbe. Ho schiarito le occhiaie viola, acceso le guance avorio e le labbra smorte, dato spessore fittizio a ciglia e sopracciglia. Occhiali scuri e orecchini d’argento a completare il restauro.
Il tuo sorriso è già qui. Sali, ci guardiamo in silenzio; poi mi baci sulle mani, sui polsi. I malati oncologici, si sa, sono fragili; vorresti proteggermi da contatti rischiosi. Spengo il motore, prendo il tuo viso tra le mani e ti bacio sulla bocca.
È tutto naturale. Nessun imbarazzo, nonostante il tempo passato.
– Sei molto magra – dici – ma sembri energica come sempre e di ottimo umore. Sei bella.
Passeggiamo inseguendo l’ombra. Pranziamo all’aperto, sotto il pergolato del locale che frequento da quando ha aperto, ventisei anni fa. Di pomeriggio facciamo merenda con granita e brioche sul lungomare.
Hai sentito la domanda inespressa. Se mi desideri anche come sono adesso.
E mi hai risposto, senza parole.
Martedì
Sei partito.
– Quando starai bene – hai detto salutandomi – ti porterò al mare. Promesso. Una settimana tutta per noi.
Mi manchi, ma non ci sentiremo domani. Non va così, fra me e te. Ci ritroveremo senza fretta, senza pressioni.
Se non è la felicità, è la cosa che più somiglia all’idea che me ne sono fatta.
L’amore – direbbero in tanti – è un’altra cosa. Ma che ne sanno, di noi due.
Ma che bellezza… brevissimo, intenso. Brava Lia!
struggente dolcezza…..
Grazie ad entrambe! Buona giornata.
Bello: più che un racconto, una poesia.
Racconto bellissimo, intenso e appassionante come la scrittura di Rosalia Messina. I migliori auguri!
Grazie per i calorosi commenti!
…. brava Lia, come da sempre!
intenso…. come solo l’amore sa di essere..
complimenti…brava
E’ poeticamente intenso e lirico. Leggendolo ho sentito una musica che cercherò di catturare.
Ragazzi, sono commossa per la vostra partecipazione! Quando ho scritto questo piccolo racconto per il concorso non immaginavo che le mie parole avrebbero camminato tanto. E’ la magia della scrittura…
Vi abbraccio tutti, tutti voi che avete lasciato una traccia qui. Grazie.
Un omaggio all’amore, struggente e malinconico al tempo stesso. Complimenti
Ti ringrazio, Rocco.
Quando scrivo una storia d’amore mi chiedo sempre se non si parli anche troppo dell’amore. E però resta un tema affascinante, perché l’amore riesce sempre a sorprenderci, a raccontarci un’emozione nuova.
dolce e tenera lia che emozione leggerti
Tinuzza, è un piacere per me trovare traccia del tuo passaggio da qui.
questo è proprio quello che si cerca di leggere. per piacere. grazie.
Grazie, mogliedaunavita. Buon 2011 a te e a tutti i viandanti del web che sono passati di qui.