RB-2010 – La media – Claudio Ferrata – Vincitore 2010

La media

Di che mi lagno? pensò il vecchio Giò. Me ne sto qui in un ospizio che sembra un hotel a quattro stelle, sono servito e riverito, televisione in camera, nessuno a rompermi i coglioni se scoreggio, dabbasso una biblioteca con i libri di John Fante, giardini e alberi tutt’attorno, sala biliardo, serata danzante il giovedì, cazzo pretendo di più? C’è anche una fatina dai capelli turchini, settant’anni ma non li dimostra, dallo sguardo ho capito che posso farmela, mi ha chiesto se Giò sta per Johnny, come Johnny Depp. No, ho risposto, Sta per Giovanni, Giovanni Difonzo, piacere. Vero che qua mi sugano l’intera pensione, ma chi se ne fotte? A che mi servono i soldi? L’indispensabile ce l’ho, intendo mangiare e dormire. E allora? Allora sto bene, diciamo che da uno a dieci sto da sei. Che a scuola, da ragazzo, era il mio voto preferito. La sfangavo senza tanta fatica. Il vecchio Giò sorrise, e ripensò alla soddisfazione di strappare il sei a quel mezzo cappone di Deodato, il professore di lettere, con quel cognome fatto apposta per le rime più sconce. Anche quest’anno promosso, eh Difonzo? gli diceva con i suoi acuti da soprano. Alla fine ce l’hai fatta, con il tuo sei risecato all’ultimo. La media, professo’, quello che conta è la media. E dietro le spalle, sventolando l’avambraccio: tiè, Deodato, anche quest’anno t’ho trombato. Conta la media. Già, anche nella vita conta la media. Dunque, pensò il vecchio Giò mettendosi davanti allo specchio, cominciamo da presenza fisica. Guardati là, canuto, smagrito, rugoso, chiazzato, sdentato, bavoso, peluto, cisposo, e non sono sceso più giù del collo. Voto? Quattro. E dentro, ti sei guardato dentro? Astioso, egoista, scostante, malfidato, acido, porco, invidioso, da’ retta, quattro è pure tanto. Andiamo avanti: affetti. Voto? Che significa affetti? Il vecchio Giò andò alla finestra, l’aprì, bella giornata, c’erano un paio di pensionati a strascicare i piedi lungo il viale. Significa chi piangerà quando tirerai le cuoia. Chi, Giò? Tua figlia? Ma se è stata lei a insistere per l’ospizio. I nipoti? Sai quanto gliene frega a quelli. Amici? Mai avuti. Perciò, quattro anche in affetti. E come rimedi, adesso? Ti ci vuole un dieci, Giovanni Difonzo. Dieci lo prendo in coraggio, proclamò il vecchio Giò, e saltò dalla finestra. Ma quale dieci? Quattro ti do! E in quegli acuti di voce il vecchio Giò riconobbe il professor Deodato, Il coraggio è guardare in faccia la vecchiaia, quattro e quattro otto, più quattro dodici, diviso tre quattro. Bocciato, Difonzo! Stavolta il sei non me lo strappi nemmeno se crepi.

 

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