RB-2010 – Arena – Paolo Cavicchi

Arena

I nostri respiri ansanti spezzano il silenzio. La tremolante luce delle torce fa risaltare la stupefacente bellezza di lei. Si muove decisa e sensuale intorno a me, mi guarda attenta, aspetta. Vedo nel suo sguardo un’ombra di tristezza, e so che anche lei vede questo nei miei occhi. Gli amori che nascono in un’arena non durano a lungo. Lo sa lei, lo so io.
Stiamo ancora giocando, stiamo prolungando lo scontro per concederci ancora un poco di tempo insieme. Balza in avanti, la sua lama traccia un arco ben definito verso la mia gola, troppo lento per costituire un problema, ma abbastanza rapido per fare in modo che l’osservatore pensi che non stiamo perdendo tempo. Le lame si incontrano, si incrociano, si lasciano per incrociarsi nuovamente.
Questa danza è per noi, è il nostro modo di amarci, di raccontarci la vita che avremmo avuto insieme ma che nasce e muore solo nei nostri sogni.
Ci separiamo. E’ finito il tempo dei giochi, dell’amore e dei sogni. E’ un cambiamento impercettibile. Il viso più teso, lo sguardo più duro.
Le lame danzano ancora, adesso spinte al limite della forza, della velocità e della tecnica. Lei è brava. Molto brava. Ed è forte. Ma io l’amo. Non posso pensare al fatto che un altro uomo, o donna che sia, metta fine alla sua vita. Perché chi vince resta qui. La libertà è ancora lontana, cento avversari e più.
I movimenti sono sempre più rapidi, i corpi restano illesi nel turbinio di lame. La stanchezza avanza, gli scarti diventano incerti, mille piccoli tagli compaiono là dove il filo della spada ha accarezzato la pelle. E infine un’apertura nella guardia.
I nostri occhi persi gli uni negli altri, mentre ci scambiamo il nostro primo abbraccio, il nostro ultimo abbraccio, l’unico abbraccio della nostra storia. Mi sussurra il suo nome, io le sussurrò il mio. Il nostro sangue si mischia a terra. L’ultimo respiro accompagnato dal boato della folla.
Estraggo la spada dal corpo senza vita della mia compagna. La lama gronda sangue, ma domani sarà lucida e brillante, quando la porta si aprirà e un nuovo avversario entrerà nell’arena. E non ci sarà tempo di pensare al passato. E non ci sarà tempo di pensare al futuro.
Fisso il nome della mia amata nel mio cuore, l’unica persona che abbia portato un po’ di calore all’interno di questa arena che, almeno fino a domani, sarà ancora la mia casa.

 

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