Ma a Milano esiste la street art? … Forme di arte che si manifestino in luoghi pubblici, spesso illegalmente, nelle tecniche più disparate: spray, sticker art, stencil, proiezioni video, sculture … se ne vedono? Se ci limitiamo ai graffiti direi che qualcosa in giro c’è, nonostante sia illegale e tremendamente contrastato dal comune di Milano.
Recentemente ho visto questo post su Piazzale Maciachini ma mi sembra che sia un’iniziativa privata che prova ad “abbellire” degli obbrobi.
Normalmente direi però che i graffiti di Milano siano più un’esibizione di firme o identificativi dei “personaggi” che “imbrattano i muri”. Perché?
E se si vedessero opere tipo questa a destra? Che reazione avremmo? Saremmo disposti ad accettare qualcosa di diverso dal grigio dei muri?
In rete ho trovato solo delle foto riferite alla Bovisa, e mi sembra molto interessante la bravura dell’autore nel trasformare un muro di cemento con tanto di filo spinato in una cassettiera fantastica.
E se facessimo un censimento delle opere più belle? Che ne dite di unire la passione per la fotografia che alcuni di noi hanno già dimostrato con l’idea di documentare un fenomeno che a Milano sembra relegato al ghetto dei sovversivi? Chi ha in mente dei “murales” che vale la pena di ADOTTARE?
Bella idea!!!
Io ho amato e amo ancora questa forma d’arte che in apparenza è istintiva.
Mentre come si dice tra writer, è uno sbattone: idearla, preparare il muro, e farla senza essere beccati.
Quindi possiamo far partire questa raccolta fotografica 😉
Bastano anche le foto fatte con i cellulari per adottare quello che di bello i graffettari fanno!
Da Correre della Sera del 8/4/2010 rilevo che non si fa distinzione alcuna tra tagger, writer, delinquenti comuni. Non so come si possa gestire la cosa ma mi sembra ch a Milano ci siano chilometri di muri grigi che potrebbero essere un supporto ideale per la street art!
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Graffiti, arte o vandalismo? Milano in aula contro «Bros»
MILANO- Arte o imbrattamento? Il primo processo a un writer in un tribunale dovrà stabilire se un graffito urbano, immagine o scritte realizzate con le bombolette spray, può essere una forma d’arte che non ha bisogno dell’autorizzazione del proprietario dell’edificio per esprimersi oppure è un semplice atto di vandalismo criminale. Alla sbarra «Bros», uno dei più famosi writer italiani. Daniele Nicolosi, 28 anni, è accusato di aver coperto nel 2007 con dei graffiti la tettoia della stazione della metropolitana in piazzale Lodi, uno dei muri di cinta del carcere di San Vittore e le facciate di altri edifici di Milano. il capo di imputazione riguarda l’articolo 639 del codice penale, reato per il quale il pacchetto sicurezza del 2009 ha inasprito le pene spostandone la competenza dal giudice di pace (di fronte al quale sono già svolti molti processi) al monocratico del Tribunale. Ieri, alla prima udienza il Comune di Milano, che dal 2006 ha speso 36 milioni di euro per pulire i muri e per le campagne antigraffiti, si è costituito parte civile. «In altre città, come Amsterdam, la street art è valorizzata e ci sono spazi destinati agli artisti. A Milano, invece, c’è un accanimento impressionante dell’amministrazione comunale contro di noi», dichiara Nicolosi. Il suo legale, l’avvocato Giuseppe Iannaccone, sottolinea che «il Comune che lo vuole condannato è lo stesso che lo ha invitato negli anni scorsi ad esporre nel Pac e in una importante mostra a Palazzo reale». Deluso il vice sindaco Riccardo De Corato, molto attivo nella battaglia ai graffitari insoddisfatto perché l’accusa ha proceduto “per due dei 17 episodi segnalati dalla Polizia locale” nei confronti di Bros, lanciando “un messaggio diseducativo, visto che l’imputato è un soggetto plurirecidivo».